Il bond in dollari Venezuela 9,25% 2027 (US922646AS37) è uno dei titoli più scambiati sul mercato italiano TLX. Sarà per via del fatto che le obbligazioni venezuelane  offrono rendimenti a doppia cifra o, anche perché questo titolo è molto liquido oltre che alla portata di tutti (taglio minimo di negoziazione pari a 1.000 dollari) e, fino a poche settimane fa, era l’unico fra i bond venezuelani presente sul TLX. Sta di fatto che ogni giorno scambia in media 8 milioni di obbligazioni nominali e il fenomeno sembra attrarre sempre più traders, nonostante le quotazioni siano scese maledettamente (55% del valore nominale).

E questo solo sul mercato regolamentato italiano, giacché sul mercato grigio OTC (over the counter) viene scambiato egualmente con grossi volumi.   Sul TLX altre tre obbligazioni venezuelane   Ad accorgersene non sono stati soli traders che affollano quotidianamente i forum di Investireoggi.it e Finanzaonline.com dedicati alle obbligazioni venezuelane, ma anche i grandi banchieri che gestiscono la piattaforma TLX (Unicredit e Banca IMI). Dopo essersi accorti che su questo bond i volumi erano alti, hanno infatti deciso recentemente di ampliare l’offerta estendendola  anche ad atri bond high yield venezuelani a lunga scadenza:  Venezuela 11,75% 2026 (USP17625AE71), Venezuela 12,75% 2022 (USP17625AC16) e Venezuela 11,95% 2031 (USP17625AD98). Tutte obbligazioni molto liquide e negoziabili per importi minimi di 1.000 Usd, ma che per il momento non possono vantare il successo raggiunto dal titolo Venezuela 2027 in fatto di volume di scambi. Dal punto di vista del rendimento, il bond trentennale da 4 miliardi di dollari, fa venire i brividi: +19% a scadenza. Come noto, le difficoltà del Venezuela (rating CCC+ per Standard & Poor’s) dovute alla caduta del prezzo del greggio hanno allontanato molti investitori dai bond con consegnate ribasso dei prezzi. Per i traders, però la cosa conta relativamente. Costoro guadagnano (e perdono) sulle piccole variazioni di prezzo durante la giornata.
Prezzi che si adeguano soprattutto alle quotazioni del petrolio Wti e al cambio euro/dollaro, veri e propri fari indicatori per i traders italiani che comprano e vendono ogni giorno le obbligazioni venezuelane.   Le quotazioni over the counter si si adeguano al TLX   [fumettoforumright]Il grosso volume di scambi sul mercato TLX del bond Venezuela 2027 ha permesso alle banche di guadagnare molto in fatto di commissioni condizionando al contempo anche i market makers che trattano il titolo OTC. Questi ultimi, infatti, sono stati costretti ad adeguarsi al mercato regolamentato, riducendo gli spread e aumentando anche i volumi per non restare indietro. Ma anche per limitare operazioni di arbitraggio fra una piazza e l’altra, laddove i traders più bravi puntano a lucrare sulle diverse quotazioni presenti sui book delle diverse piazze nello stesso momento. Fenomeno che è ben visibile sulla piattaforma Bloomberg dopo la chiusura del TLX alle 18 con aumento sensibile degli spread di negoziazione fra domanda e offerta. Ma anche sulle recenti emissioni che sono state lanciate sul mercato regolamentato e che prima venivano trattate solo OTC con spread anche superiori a 1 punto.   Uno sguardo all’analisi tecnica   Dal punto di visto tecnico-grafico, il bond Venezuela 9,25% 2027 ha recentemente testato i minimi della primavera 2009, in piena crisi mondiale dei mercati finanziari. Le quotazioni allora erano precipitate al 50% del valore nominale e il prezzo del petrolio aveva raggiunto i 70 dollari al barile. Più o meno come oggi. Il recupero del prezzo del petrolio negli anni seguenti trascinò al rialzo anche il bond che nell’ottobre del 2012 superò abbondantemente il prezzo di collocamento del 1997 a 93,50, fino a raggiungere il massimo storico di 106, con il petrolio Wti a 110 dollari al barile. Si comprende bene, quindi, la stretta correlazione esistente fra la quotazione del petrolio e l’andamento dell’obbligazione che gli analisti definiscono commodity high sensitive.