Alla fine i nodi vengono sempre al pettine. La tormentata vicenda di Seat Pagine Gialle che 12 anni fa ha visto protagonisti spavaldi investitori prosciugare le casse della nota casa editrice delle guide telefoniche, ha fatto scattare le inchieste. I Finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria Torino, all’esito di una complessa indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica durata due anni, hanno eseguito misure cautelari interdittive, emesse per il reato di bancarotta fraudolenta, nei confronti di 11 componenti dell’ex Consiglio di amministrazione e tre del collegio sindacale di Seat P.
G., in carica tra il 2003 ed il 2004, in relazione alle operazioni straordinarie effettuate in quegli anni ed alla distribuzione di un maxi dividendo di oltre 3,5 miliardi di euro. L’attivita’ d’indagine, coordinata dal Procuratore Aggiunto del pool penale dell’economia della Procura della Repubblica di Torino, Vittorio Nessi, e dal Sost. Proc. Valerio Longi, informa una nota, ha permesso di ricostruire i passaggi salienti della complessa sequenza di operazioni straordinarie, che ha portato alcuni fondi lussemburghesi di private equity – attraverso un’articolata catena societaria – ad acquisire nel 2003 il pieno controllo della Seat P.G. ed a beneficiare – attraverso gli amministratori dell’epoca (alcuni dei quali con interessenze nei fondi stessi) – della distribuzione di un maxi dividendo da oltre 3 miliardi e mezzo di euro, finanziato con un’operazione tutta a debito verso la societa’.
I dettagli della truffa In particolare, nella seconda meta’ del 2003, la Silver S.p.a. (veicolo societario controllato totalitariamente da Spyglass S.p.a., i cui soci di riferimento – attraverso una catena di società lussemburghesi – erano alcuni fondi private equity) ha acquisito il controllo di Seat P.G., per complessivi 3,1 miliardi, di cui 2,2 miliardi facendo ricorso al debito. Successivamente all’acquisizione del controllo, Seat P.G. e’ stata fusa per incorporazione nella Silver s.p.
a e quindi – quest’ultima – nella Spyglass S.p.a., con immediato mutamento della denominazione sociale in Seat P.G., così accorciando la catena di controllo verso i fondi private equity. Al termine delle predette operazioni, nel corso del 2004 il Consiglio di amministrazione della societa’ – espressione dei fondi private equity – ha deliberato la distribuzione straordinaria di un dividendo di quasi 3,6 miliardi, finanziato attraverso il ricorso a linee di credito, così facendo lievitare l’indebitamento della società a 4 miliardi a fine 2004. Negli anni successivi la storica azienda torinese non e’ riuscita a sostenere il peso di tale indebitamento, essendo così ammessa al concordato preventivo nel 2013.
Il maxi dividendo di Seat Pagine Gialle La ricostruzione operata dalle Fiamme Gialle nelle indagini preliminari ha portato a ritenere che il dividendo straordinario distribuito agli azionisti nel 2004 – generato da un pesante indebitamento – fosse mosso da logiche di puro profitto dei soci di riferimento, contrario agli interessi della societa’, in quanto non finalizzato ad un miglioramento della struttura patrimoniale e/o finanziaria della stessa ed a danno anche del ceto creditorio. Gli 11 ex amministratori, alcuni rimasti in carica anche fino al 2012, e i tre sindaci di Seat P.G., ancora in carica fino all’autunno del 2014 – tutti colpiti dal provvedimento emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari, Dott.ssa Loretta Bianco – non potranno esercitare per 12 mesi attivita’ imprenditoriali, professionali ed uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese.
Azionisti e obbligazionisti pronti a fare causa Per gli azionisti e gli obbligazionisti che sono rimasti incastrati nella truffa Seat P.G. si potrebbero aprire ora spazi per recuperare in tutto o in parte le perdite. Molti investitori, infatti, hanno riversato fiumi di denaro nella società delle directories, anche dopo che vi fu una prima pesante ristrutturazione del debito nel 2012, da 1,3 miliardi, e che coinvolse pesantemente i portatori di obbligazioni subordinate emesse dalla controllata lussemburghese Lighthouse International S.
A. Alcuni studi legali sono già al lavoro per mettere in piedi una class action nei confronti dei responsabili, anche se bisognerà attendere prima l’esito del procedimento penale che quasi sicuramente richiederà tempi lunghi.