Seat Pagine Gialle è giunta al capolinea. L’azienda delle directories è salva dal fallimento, ma di fatto ne esce distrutta a livello industriale e di immagine dopo aver tritato circa 4 miliardi di debiti in carta (straccia) e aver messo sul lastrico migliaia di piccoli azionisti e obbligazionisti. Il Tribunale di Torino ha infatti omologato il concordato preventivo presentato dall’azienda (in bianco) nel febbraio 2013, dando corso alla trasformazione di 1,5 miliardi di debiti senior secured in azioni e consegnando Seat PG a banche e obbligazionisti.
Operazione che segue da vicino una precedente trasformazione di 2,7 miliardi di debito subordinato (
Lighthouse International) in azioni nel 2012. L’effetto diluitivo conseguente all’emissione di svariati miliardi di nuove azioni in capo alla società che nascerà dalla fusione fra Seat Pagine Gialle e Seat PG Italia lascerà gli attuali azionisti con un pugno di mosche in mano, appena lo 0,25% del capitale … il nulla.
Seat Pagine Gialle, storia di una truffa legalizzata [fumettoforumright]Sembra la fine di una tragedia, iniziata nel lontano 1996 quando il Tesoro privatizzò il gruppo torinese che pubblicava le guide telefoniche per 850 milioni di euro consegnandolo a una società di imprenditori (la Ottobì). Quattro anni dopo, in piena bolla new economy, Telecom Italia rilevò dagli stessi imprenditori della Ottobì Seat PG pagandola 6,7 miliardi di euro e facendo la fortuna di fondi e banche che cavalcarono l’onda speculativa del web. Seat PG venne poi rivenduta ad alcuni degli stessi fondi (Permira, Cvc, Investitori associati e Bc partners) per meno della metà che si finanziarono a debito. L’operazione di LBO (
leverage buyout) si concluse poi spremendo come un limone Seat PG attraverso la distribuzione straordinaria di utili per 3,7 miliardi di euro, proposta da consiglieri, avallata dai sindaci e approvata dagli azionisti che avrebbero incassato di lì a poco un generoso dividendo, ma prosciugando al contempo i conti della società.
Una vera e propria truffa legalizzata organizzata da finanzieri farabutti e permessa dagli organi di vigilanza (Consob) che non hanno vigilato. In parole povere i fondi hanno continuato a indebitare Seat PG senza guardare minimamente all’aspetto industriale che pure richiedeva molta attenzione in un mondo che stava cambiando velocemente con l’avvento di internet. Da 6 euro che quotavano le azioni a Piazza Affari nel 2000, siamo oggi un millesimo, cioè al capolinea di una corsa tutta in salita e lastricata di disgrazie per azionisti e obbligazionisti. Un chiaro esempio di distruzione di valore e di saccheggio da parte delle locuste che hanno pensato (come sempre) solo al loro tornaconto personale laddove le normative e i controlli sono blandi e gli azionisti impotenti, infischiandosene di tutto e di tutti in spregio alle più elementari regole di mercato.
Seat Pagine Gialle finirà in mano a banche e obbligazionisti Cosa succederà adesso? La società è salva (dal fallimento) ma è morta dentro, senza più un’immagine credibile, martoriata dalla crisi, travolta dal debito e dalle estenuanti vicende giudiziarie . E’ un cumulo di macerie. Un’azione di responsabilità è stata avviata dagli attuali managers verso coloro che dissestarono Seat PG dieci anni fa, ma chissà quanto tempo ci vorrà per arrivare a un verdetto. Intanto le banche creditrici e gli obbligazionisti diventeranno padroni di un gruppo senza più debiti, ma con un giro d’affari in continua discesa: al 30 giugno si contavano 209 milioni di fatturato con previsioni di chiusura d’esercizio con ricavi inferiori a 400 milioni. Tolte le spese e i costi industriali, resterà comunque ben poco da distribuire ai nuovi soci. Il primo semestre 2014, pur considerando la sospensione degli oneri finanziari derivanti dalla procedura concorsuale, si è concluso con una perdita di 68 milioni di euro. E difatti le quotazioni dei bond Seat Pagine Gialle 2017 sono sotto il 20% del valore nominale.
Ci sarà un magrissimo recovery del valore nominale per i bondholders, questo è ormai evidente. Entro fine anno o presumibilmente all’inizio del prossimo, Seat PG darà corso all’attuazione del piano concordatario che prevede nella sostanza il pagamento dei debiti verso i creditori privilegiati e i fornitori. Saranno convertiti gli 858,6 milioni in mano ai bondholder e i 668 milioni delle banche, cifre che comprendono gli interessi, secondo la
proposta già illustrata a dicembre 2013, mediante aumento di capitale e lancio di una exchange offer. Ma quale futuro potrà mai avere una società in mano a banche e bondholders che hanno come unico scopo quello di disfarsi quanto prima del loro pacchetto di azioni? Chi guiderà una società senza padroni e con un’immagine a pezzi che ha perso anni solo per sistemare i debiti accumulati da fondi sciacalli?