Rendite finanziarie nel mirino del governo Renzi. Il presidente del Consiglio propone di alzare l’imposta dal 20 al 26% sugli interessi che maturano le obbligazioni corporate e bancarie. Non senza conseguenze per i piccoli risparmiatori che, magari con un bond ENEL o ENI in portafoglio, sottoscritto con i soldi della liquidazione, ci arrotondano la magra pensione. Ma colpire indiscriminatamente il piccolo risparmiatore sembra sia diventato uno slogan efficace per guadagnarsi la stima dei banchieri stranieri e per perdere la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni europee a maggio.
Il prelievo sui titoli di stato resterà al 12,50%, nell’interesse delle banche
Posto che l’inasprimento dell’imposta sulle rendite finanziarie, nel rispetto delle leggi esistenti, salvaguarderà gli interessi sui conti correnti e sui conti deposito che rimarranno tassati al 20% – come precisato dal Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan – solo i titoli di stato non subiranno aumenti al prelievo fiscale. E ci mancherebbe altro, visti gli striminziti rendimenti che girano. Sicché BOT, BTP e titoli equivalenti emessi da enti pubblici o organismi sovranazionali, continueranno a subire una ritenuta sugli interessi del 12,50%. Questo, non tanto per invitare i risparmiatori a comprare titoli di stato italiani, quanto per tutelare gli interessi delle banche i cui forzieri sono pieni zeppi di BTP. Quelli acquistati con i soldi presi in prestito dalla BCE al 1% ai tempi del governo Monti, quando lo spread decennale col Bund tedesco toccava i 500 punti e i BTP a cinque anni rendevano oltre il 7%.
I titoli di stato dei paesi “white list” restano soggetti a prelievo del 12,50%
Scartata la possibilità di trasferirsi in un paradiso fiscale e di acquistare titoli di stato italiani i cui rendimenti reali sono negativi nel breve e nulli sul lungo periodo, scartate le obbligazioni bancarie e corporate (se non assumendosi rischi elevati) i cui interessi verranno taglieggiati al 26% dal fisco, resta ben poco da sfruttare. Fra le alternative restano al momento solo le obbligazioni sovrane emesse dai paesi stranieri. Ma non tutti. Solo quelli a fiscalità privilegiata, appartenenti alla cosi detta “white list”, per i quali esistono accordi di libero scambio di informazioni fiscali. Gli interessi delle obbligazioni sovrane emesse da questi stati restano, per legge, assoggettabili al prelievo fiscale del 12,50%, come per i BTP italiani. Quindi, sconfinando, è ancora possibile ottenere rendimenti netti in grado di battere l’inflazione e anche di guadagnare qualcosa, magari investendo in titoli di stato in valuta. Così è possibile ottenere ancora dei rendimenti intorno al 6% investendo, senza troppi rischi, nelle obbligazioni in euro della Repubblica di Cipro o in quelle in dollari emesse dalla Russia con scadenza 2018. Ma l’elenco è smisurato. [fumettoforumright]Una delle più interessanti, al momento, è l’obbligazione in euro da 300 milioni emessa dalla Repubblica d’Albania nel 2010 (Isin XS0554792670) che offre una cedola del 7,50% e un rendimento del 4,35% fino al novembre 2015, quando andrà a rimborso.
Elenco paesi “white list” aggiornato
Algeria
Argentina
Australia
Austria
Bangladesh
Belgio
Bielorussia
Brasile
Bulgaria
Canada
Cina
Cipro
Corea del Sud
Costa d’Avorio
Croazia
Danimarca
Ecuador
Egitto
Emirati Arabi Uniti
Estonia
Federazione Russa
Filippine
Finlandia
Francia
Germania
Giappone
Grecia
India
Indonesia
Irlanda
Islanda
Israele
Yugoslavia
Kazakistan
Kuwait
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
Macedonia
Malta
Marocco
Mauritius
Messico
Norvegia
Nuova Zelanda
Paesi Bassi
Pakistan
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Repubblica Ceca
Repubblica Slovacca
Romania
Singapore
Slovenia
Spagna
Sri Lanka
Stati Uniti
Sud Africa
Svezia
Tanzania
Thailandia
Trinidad e Tobago
Tunisia
Turchia
Ucraina
Ungheria
Venezuela
Vietnam
Zambia