Ricordate l’inizio di questa estate ormai agli sgoccioli? Elezioni europee destabilizzanti per l’asse franco-tedesco, con Emmanuel Macron che scioglieva l’Assemblea Nazionale e la destra di Marine Le Pen che trionfava al primo turno. I mercati non la presero bene. I capitali puntavano a mettersi in salvo nei porti sicuri, il rendimento a 10 anni dell’Italia s’impennava fin sopra il 4,10% e lo spread risaliva fino a ridosso dei 160 punti base. Poi, tutto si è acquietato. Nessuno ha vinto con nettezza le elezioni a Parigi, sebbene a sorpresa il cartello di sinistra arrivava prima grazie alle “desistenze” nei collegi uninominali con i centristi del presidente.

Tanto è bastato agli investitori per capire che, pur grave, la crisi politica francese non sarebbe degenerata del tutto.

Crisi politica in Francia rientrata

Adesso, la Francia ha da pochi giorni un nuovo premier: l’ex commissario europeo Michel Barnier, che beneficia della benevola astensione di Le Pen. La sinistra protesta, si sente presa in giro (pensa un po’). Nel frattempo, il rendimento a 10 anni in Italia è crollato sotto il 3,60%, portandosi ai minimi dal dicembre scorso. Eppure lo spread è risalito in area 145 punti base. Era sceso fino a 115 punti nella primavera scorsa. Cosa succede?

Cambiato benchmark, ora è BTp febbraio 2035

Lo spread che sale o scende non coincide necessariamente con una risalita o discesa del rendimento a 10 anni. Dipende da cosa fa nel contempo il rendimento tedesco. Il Bund decennale offre attualmente meno del 2,25%. Era salito sopra il 2,60% agli inizi di luglio. Con questi numeri non si spiegherebbe lo spread a 145. Dovrebbe attestarsi a quasi una decina di punti base (0,10%) in meno. In effetti, se non avete sentito parlare di ripresa dello spread è perché non è accaduto. Semplicemente, è cambiato il “benchmark” italiano.

Spieghiamo un attimo. Il rendimento a 10 anni è quello del BTp considerato riferimento per tale scadenza.

Finora è stato il BTp 1 luglio 2034 con cedola 3,85% (ISIN: IT0005584856). Ma a fine luglio il Tesoro ha emesso all’asta il nuovo BTp a 10 anni con scadenza 1 febbraio 2035 e cedola 3,85% (ISIN: IT0005607970). Questo bond offre intorno al 3,65%, avendo una durata residua più lunga del precedente benchmark di sette mesi. Dunque, essendo cambiato il titolo con cui effettuare la comparazione, i parametri sono leggermente cambiati. Accade praticamente ogni sei mesi.

Rendimento 10 anni giù con taglio tassi BCE

Lo spread effettivo, cioè a parità di benchmark, viaggerebbe poco sopra i 135 punti in queste ultime sedute. Resta il fatto che il rendimento a 10 anni sia ben sotto i massimi dell’anno e ai minimi da nove mesi. Lo si deve all’atteso taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea. Dopo il primo varato a giugno per lo 0,25%, il mercato se ne attende un secondo per giovedì 12. Ed entro dicembre sconta altri due tagli della medesima entità. In pratica, il costo del denaro scenderebbe al 3,25%. L’economia nell’Eurozona non va bene, colpita dalla stagnazione tedesca, mentre l’inflazione ad agosto è scesa a ridosso del target del 2%. Ciò spiega il collasso della curva dei rendimenti nelle ultime settimane.

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