E’ salito ai massimi dell’anno il cambio euro-dollaro, che nella mattinata di oggi si aggira in area 1,1120. Il rafforzamento della moneta unica contro il biglietto verde è fortemente legato alla minore divergenza monetaria attesa entro i prossimi mesi tra le due sponde dell’Atlantico. E anche i rendimenti dei bond sovrani lanciano un segnale “bullish” o rialzista per l’euro.
Rendimenti bond, taglio tassi in vista
Sta accadendo che i mercati danno ormai per assodato che la Federal Reserve taglierà i tassi di interesse per tre volte entro la fine dell’anno.
Fattore cambio
Se le previsioni si rivelassero corrette, il differenziale tra i tassi Fed e i tassi BCE stringerebbe dagli attuali 125 punti base o 1,25% allo 0,75% entro fine anno. E questo non può che offrire sollievo al cambio euro-dollaro. A dirlo, come anticipavamo, sarebbero anche i rendimenti dei bond sovrani. E qui dobbiamo fare una premessa. Il confronto avviene tipicamente tra i Treasuries degli Stati Uniti e i Bund della Germania, in quanto entrambi percepiti come “safe asset”. I primi non godono più del rating tripla A, se non da parte di Moody’s, a differenza dei secondi.
In teoria, per un investitore dovrebbe essere indifferente scegliere tra Treasuries e Bund, a parità di rendimento. Tuttavia, c’è il fattore cambio a rilevare. Se si attende un apprezzamento del dollaro contro l’euro, si accontenterà di rendimenti inferiori per i bond americani. Viceversa, se si attende che il dollaro perda forza in futuro contro l’euro. A quel punto, pretenderà rendimenti più alti di quelli tedeschi.
Aspettative su euro migliorate
Il discorso vale particolarmente per le scadenze medio-brevi, visto che fare previsioni sul cambio euro-dollaro a lungo termine non è così agevole. Prendiamo come riferimento il tratto della curva a due anni. A fine aprile, i rendimenti dei bond Usa a due anni salirono all’apice del 5,04% contro il 3,03% degli omologhi tedeschi. Il differenziale fu, dunque, di circa il 2%. E allora il cambio era di quasi 1,07. Tenuto conto dello spread Treasury/Bund, il mercato di fatto scontava un cambio a 1,11 entro i successivi due anni. A quel tasso i rendimenti dei due bond diventavano effettivamente uguali.
Oggi, il Treasury a 2 anni offre il 3,99% contro il 2,39% del Bund di pari durata. Il differenziale è sceso a 1,60%. Tenuto conto dell’attuale tasso di cambio a 1,11, deduciamo che il mercato stia scontando un cross valutario a ridosso di 1,15 tra due anni. Dunque, le aspettative sull’euro sono migliorate sensibilmente dalla scorsa primavera. Certo, c’è ancora poco da festeggiare. Consideriamo che il cambio risulta sceso sotto quota 1,20 dalla primavera di tre anni fa e dopo l’estate del 2022 sprofondava per la prima volta in venti anni sotto la parità.
Rendimenti bond segnale “cum grano salis”
Monitorare i rendimenti dei bond per carpire l’evoluzione del cambio euro-dollaro può risultare fuorviante. In passato, il mercato ha commesso errori vistosi, anche se spesso non dipendenti dalla propria capacità, bensì da fattori imprevisti come Covid e tensioni geopolitiche. In ogni caso, lo spread Treasury/Bund in calo segna un punto a favore degli investimenti in bond europei. E ciò agevola il rafforzamento dell’euro per mezzo dell’afflusso dei capitali nell’unione monetaria.