Anche sui mercati finanziari esiste il termometro con il quale si può misurare la febbre tra gli investitori. Uno di questi è senza più ombra di dubbio il bond austriaco a 100 anni. L’Austria ha un rating elevato, seppure non goda del massimo giudizio delle agenzie internazionali (Aa1/AA+/AA+). Ad ogni modo, sui mercati il suo debito è grosso modo assimilato per affidabilità creditizia a quello di paesi come Germania e Olanda, economie giudicate con la tripla A, come uno studente con 10 in tutte le materie.
Ma l’Austria offre sui mercati qualcosa che la Germania e gli altri stati con rating AAA hanno sin qui deciso di non offrire: bond a 100 anni. La curva sovrana tedesca, infatti, si ferma a 30 anni. Del resto, Berlino non ha alcuna esigenza di emettere titoli del debito a lunghissima scadenza, dato che tra gli investitori è così ben voluta da potersi permettere di indebitarsi a rendimenti negativi fino al 2050. Invece, nel 2017 Vienna ha emesso il suo primo bond a 100 anni, quello in scadenza nel lontanissimo settembre 2117 e con cedola 2,10% (ISIN: AT0000A1XML2).
Partenza super-sprint per il bond a 100 anni dell’Austria: tutti lo vogliono, perché?
Allora, venne considerato un enorme successo indebitarsi a poco più del 2% all’anno per 100 anni. Ebbene, oggi quel bond sul mercato secondario ha più che raddoppiato la sua quotazione, che oggi si aggira sopra 225. In termini di rendimento, offre appena lo 0,36% all’anno. A questo punto, la cedola risulta così alta per il governo austriaco, che questi ha pensato bene a giugno di emettere un altro bond a 100 anni, stavolta in scadenza nel giugno 2120 e con cedola 0,85% (ISIN: AT0000A2HLC4). Sapete oggi a quanto lo si compra? A più di 132, pari a un rendimento lordo annuo dello 0,40%.
Guadagni fino al 20% in meno di due mesi
Dalla fine di agosto, diciamo a estate sostanzialmente conclusa, il bond 2117 ha guadagnato il 16,4%, il 2120 ha messo a segno un rialzo di ben il 20%. Questo boom è il termometro di cui dicevamo. Se il mercato decide di acquistare un titolo del debito che scade tra 100 anni per anche meno dello 0,40%, significa che ha paura delle alternative e desidera impiegare la liquidità in un asset che quantomeno gli garantisce un ritorno non negativo. Capite, quindi, che più i bond austriaci a 100 anni si apprezzano e più significa che la febbre sui mercati sale, che la propensione al rischio si riduce e che non esistono alternative ritenute apprezzabili o almeno un minimo remunerative.
Il successo dei suddetti bond austriaci è lo specchio di una condizione straordinariamente negativa che si vive non solo nel mondo della finanza, quanto nell’economia reale. A comprarli non sono gli investitori individuali, semmai gli istituzionali desiderosi di inserire in portafoglio assets di estrema qualità e che in questo periodo possono vantare il pregio di offrire rendimenti sopra lo zero. Una famiglia che li acquistasse dovrebbe mettere in conto l’ipotesi di non poterli più monetizzare da qui a 100 senza incorrere anche in perdite severe. E privarsi di liquidità per più di una generazione non rientra tra le caratteristiche prudenti di chi investe.
Bond Austria a 100 anni: quale comprare tra le due scadenze per un trading aggressivo?