Se siete attivi sul mercato obbligazionario, avrete notato senz’altro che nelle ultime sedute i rendimenti sono collassati. Il decennale sovrano italiano si aggira a poco più del 3,60%. Ad inizio luglio, oltrepassava il 4,10%. Mezzo punto percentuale in meno in appena un mese. Se i rendimenti scendono, i prezzi dei bond salgono. Sempre il decennale risale del 4% dai minimi del mese scorso. E gli stessi bond indicizzati segnalano che il trend sarebbe strutturale, risentendo delle più basse aspettative d’inflazione.

Aspettative d’inflazione sotto target BCE

A tale proposito, abbiamo preso come riferimento il BTp Italia giugno 2030 con cedola reale 1,60% (ISIN: IT0005497000), la scadenza più longeva indicizzata all’inflazione italiana.

Ad una quotazione oggi in area 96,75 centesimi, offre intorno al 2,20% che si confronta con meno del 3,20% offerto dal bond del Tesoro di simile scadenza e con cedola fissa. Da ciò emerge che l’inflazione annuale mediamente attesa sia sotto l’1% da qui ai prossimi sei anni.

E se allarghiamo l’orizzonte all’inflazione dell’Eurozona? Il riferimento qui è stato al BTp€i 15 maggio 2033 con cedola reale 0,10% (ISIN: IT0005482994). All’attuale quotazione di 86,70 centesimi offre circa l’1,75%, cioè poco più dell’1,70% in meno rispetto al bond con cedola fissa. In pratica, i prezzi del bond segnalano che l’inflazione media nell’Eurozona per i prossimi nove anni si attesterà ben sotto il target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE).

Per trovare conferma, abbiamo guardato anche al Bundei 15 aprile 2033 con cedola reale 0,10% (ISIN: DE0001030583), il bond tedesco indicizzato all’inflazione Eurostat. Offre un rendimento reale inferiore allo 0,25% contro quasi il 2,10% del Bund con cedola fissa. Dunque, anche in questo caso troviamo che l’inflazione media attesa nell’area sia inferiore al 2%, a circa l’1,85%.

Prezzi bond scontano taglio dei tassi

Qualcosa di simile sta verificandosi negli Stati Uniti, dove il “breakeven” a 5 anni è precipitato dal 2,13% del 31 luglio all’1,89% di venerdì scorso.

Anche in questo caso, tonfo sotto il target del 2% fissato dalla Federal Reserve. L’insieme di questi dati ci suggerisce che i bond indicizzati segnalino una frenata generale per la crescita dei prezzi al consumo. La conseguenza sarebbe la costituzione di margini di manovra per tagliare i tassi di interesse oltre a quanto sinora scontato. I prezzi dei bond inizierebbero già a scontare un quarto taglio per l’Eurozona entro l’anno.

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