Riunione BCE del board in videoconferenza, data l’impossibilità per i membri esecutivi e i governatori centrali dell’Eurozona di sedersi fisicamente attorno al tavolo, causa Coronavirus. Oggi, Christine Lagarde e il resto del suo consiglio si dovranno esprimere sull’accettazione d’ora in avanti dei bond con rating “non investment grade” come collaterale di garanzia. La mossa, non esattamente una sorpresa, arriva dopo che la Federal Reserve ha iniziato a sostenere direttamente anche le obbligazioni corporate “spazzatura” o “junk”, quelle ad alto rendimento (“high yield”, HY), con rating inferiore a “BBB-“, il livello minimo per l’area “investment grade”.
Perché il PEPP della BCE non basta per ‘scudare’ i BTp e da venerdì i rischi salgono
Già a marzo, l’istituto aveva rinunciato alla clausola con cui sino ad allora non poteva acquistare i titoli di stato della Grecia, in quanto di qualità troppo bassa, inferiore al minimo stabilito. Adesso, si muove in direzione più generale, varando la decisione a suo modo “storica” di accettare i titoli HY in garanzia. Cerchiamo di capirci meglio. L’istituto eroga ordinariamente e anche tramite le aste T-Ltro finanziamenti alle banche commerciali dell’Eurozona, richiedendo in cambio il deposito di titoli di credito (di debito per chi li ha emessi) come garanzia. Un po’ come quando la banca concede un prestito e per tutelarsi iscrive ipoteca sull’immobile del cliente.
Finora, i titoli accettati come garanzia sono stati quelli con rating da “AAA” fino a “BBB-“, stando ai giudizi delle agenzie internazionali principali (S&P, Moody’s, Fitch e Dbrs). Più alto il rating, maggiore la liquidità erogata rispetto a un dato portafoglio nominale di titoli esibiti come collaterale. In parole povere, se ti presenti a Francoforte con Bund per 100.000 euro ti concedono un prestito più alto del caso in cui in garanzia portassi BTp sempre per 100.000 euro.
L’impatto sull’Italia
Sempre a marzo, la BCE aveva ridotto del 20% su tutti i bond il cosiddetto “haircut”, la decurtazione applicata ai titoli per le erogazioni di prestiti alle banche. E ciò, con il preciso obiettivo di rendere più agevole l’accesso alla liquidità, ma attraverso un’operazione formalmente neutrale, cioè non premiando e non colpendo alcuna categoria di collaterale. Adesso, con l’idea di accettare in garanzia anche titoli “spazzatura”, Francoforte segnala che non intende limitare la liquidità a nessuno, tanto meno alle banche italiane, se in un futuro non molto lontano si ritrovassero quale principale garanzia da esibire quei BTp così potenzialmente soggetti a declassamenti multipli e fino a precipitare nell’area HY.
La BCE ha fatto incetta di BTp con il PEPP, ma per l’Italia non è solo una buona notizia
Già venerdì sera sarà la volta di S&P, il cui giudizio sui nostri bond è “BBB”, due gradini sopra il livello “junk”. Improbabile che scatti il declassamento e quasi certamente non fino a scendere a “BB+”, ma da qui ai prossimi mesi, man mano che i dati macro sveleranno l’impennata del rapporto debito/pil a ben oltre il 150% (il governo Conte già ipotizza il 155-160%), tale rischio monterà. E se e quando accadrà, i BTp si ritroveranno vittime di una doppia morsa sui mercati: i fondi d’investimento non speculativi saranno per statuto costretti a venderli, mentre le banche non li potranno più presentare alla BCE come garanzia per ricevere denaro, finendo anch’esse per mollarli, al fine di non subire contraccolpi violenti alla propria capacità di rifinanziamento.
Con la mossa odierna, la BCE vuole impedire che lo scenario peggiore si verifichi, rassicurando le banche sul mantenimento della capacità di ottenere liquidità garantita dai titoli di stato italiani.