E’ stato il secondo “green bond” emesso da Ferrovie dello stato, che risulta essere il primo emittente italiano ad avere ottenuto la certificazione dalla “Climate Bonds Initiative”. Si tratta di un’obbligazione con scadenza a 7 anni, la cui cedola è stata fissata all’1,125%, risultando di 128 punti base sopra il corrispondente tasso “midswap”, 16 in meno rispetto all’omologo BTp. L’importo offerto è stato di 700 milioni e la domanda si è rivelata pari a 3,5 volte superiore, cioè di circa 2,5 miliardi, proveniente da 156 investitori, di cui il 36% in Francia, l’8% in Germania/Austria e il 7% da Regno Unito/Irlanda.
Anche l’Olanda si butta sui “green bond”, ecco cosa c’è dietro alle obbligazioni verdi
L’obbligazione verde di Ferrovie dello stato sarà destinata per oltre il 70% della raccolta a finanziare progetti di risparmio energetico, di abbattimento delle emissioni inquinanti e di acquisto di 70 treni regionali Pop e Rock. Ma non è stato il primo bond delle Fs in tal senso. Il primo e unico precedente era stato emesso nell’ottobre del 2017 per 600 milioni di euro e con scadenza nel dicembre 2023 (ISIN: XS1732400319). E anche allora riscosse un notevole successo, anzi persino maggiore di quello di queste ore. La cedola fu fissata allo 0,0875%, appena 52 bp sopra il “midswap”. Ricevette ordini per 1,3 miliardi, di cui il 60% dall’estero.
Primo “green bond” del 2017 ebbe ancora più successo
Il primo bond verde attualmente prezza 100,5 sul mercato secondario e rende così lo 0,76%. Considerando che la sua durata residua sia di quasi 4 anni e mezzo, il rendimento del secondo appare un po’ generoso, pur scontando una durata iniziale di 2 anni e mezzo più lunga. Va detto, comunque, che a parità di rating “BBB” per Standard & Poor’s e Fitch, l’outlook è oggi “negativo”, mentre risultava “positivo” nel corso della prima emissione verde.
Ad ogni modo, il successo anche di questo collocamento è figlio delle condizioni finanziarie molto favorevoli di queste settimane, tra aspettative monetarie ancora più accomodanti per l’Eurozona e il ritiro da parte dei commissari uscenti della procedura d’infrazione contro l’Italia per debito eccessivo. Ieri, le obbligazioni bancarie, oggi le Fs. Insomma, il mercato obbligazionario italiano approfitta dell’appetito per il rendimento tra gli investitori, specie stranieri, e spunta cedole inferiori a quelle ipotizzabili fino a solo poche settimane addietro.