A partire da mercoledì 27 ottobre e fino al mercoledì 3 novembre, il gruppo di abbigliamento OVS collocherà sul mercato obbligazioni senior, non garantite, non convertibili e senza rating per un controvalore nominale di 150-200 milioni di euro. I proventi raccolti saranno destinati a finanziare obiettivi di sostenibilità ambientale. Il collocamento potrà essere prorogato o chiuso in anticipo o soggetto ad altra modifica da parte dell’emittente e del placement agent Equita sim.
Il bond in arrivo avrà durata di 6 anni, taglio minimo di 1.000 euro, sarà emesso alla pari e offrirà cedola fissa del 2% lordo annuo.
Obbligazioni OVS, i dati societari
Tamburi Investment Partners, socio al 23%, ha annunciato che sottoscriverà le obbligazioni OVS pro-quota. Pertanto, l’offerta reale dovrebbe ridursi a 115-155 milioni di euro. Il prestito presenta diversi rischi. Uno di questi riguarda l’assenza di rating, un faro perché gli investitori valutino la solidità dell’emittente. A tale proposito, OVS è reduce da un aumento di capitale da 80 milioni di euro. Ha chiuso il primo semestre dell’anno con un fatturato appena inferiore a 600 milioni, in crescita del 59,5% su base annua. Ma il confronto è avvenuto con i mesi del “lockdown” per via della pandemia nel 2020.
Alla fine del giugno scorso, la società disponeva di liquidità di cassa per circa 75 milioni. Considerati anche i ricavi derivanti dalla ricapitalizzazione, le disponibilità sarebbero salite a 155 milioni. E a luglio, l’indebitamento netto adjusted ammontava a 318,2 milioni. Con le obbligazioni OVS in arrivo, esso salirebbe fino a ridosso dei 520 milioni. Ad ogni modo, le azioni in borsa quest’anno sono salite di circa il 160%, ai massimi da tre anni. Restano di gran lunga sotto i massimi storici toccati nel settembre del 2017, quando viaggiavano su valori pari a circa 2,5 volte superiori a quelli odierni.
Questo è in sintesi il quadro finanziario della società. Le obbligazioni OVS presentano anche un potenziale rischio di liquidità, ossia dettato dai bassi volumi degli scambi per via dell’importo contenuto che sarà collocato sul mercato. In teoria, ciò creerebbe qualche problema all’obbligazionista in fase di rivendita anticipata. Gli spread denaro/lettera tendono ad essere relativamente elevati in questi casi. Per contro, i titoli sostenibili godranno di domanda crescente sui mercati, mostrandosi appetibili per i portafogli istituzionali. Resta il fatto che una cedola netta dell’1,48% possa considerarsi molto allettante di questi tempi. Allo stato attuale, il BTp di pari durata si limita ad offrire poco più dello 0,30% al netto della tassazione. Purtuttavia, essa non coprirebbe l’inflazione, che a settembre è salita in Italia al 2,5%.