Sono in negoziazione da oggi anche su EuroMot ed EuroTLX le nuove obbligazioni a cinque anni emesse dalla Grecia. Il ritorno sul mercato dei bon della Repubblica ellenica è stato accolto con favore dagli investitori internazionali con una buona domanda di nuova carta greca.

 

Obbligazioni Grecia 4,375% 2022

 

L’obbligazione Grecia 4,375% 2022 (Isin GR0114029540) tratta al momento sotto la parità, intorno a 99,30, per un rendimento a scadenza per un rendimento del 4,58%. Il bond è stato emesso il primo agosto 2017 al prezzo di 98,91 e va a scadenza nel 2022.

L’obbligazione, emessa per un controvalore di 3 miliardi di euro, corrisponde un coupon annuale del 4,375% il primo agosto ed è soggetta a imposta sostitutiva del 12,50%.

 

Grecia, economia in crescita

 

Ci sono segnali che le prospettive di crescita della Grecia stiano svoltando e aumentando. Il turismo sta registrando un boom, mentre la produzione industriale anno su anno sta crescendo a un tasso di oltre il 5%. Ancora più incoraggiante è il fatto che la disoccupazione stia calando, i redditi reali aggregati stiano aumentando e di conseguenza i consumatori greci stiano diventando più fiduciosi – le vendite al dettaglio sono in rialzo del 4,6% anno su anno. Infine la portata delle misure di austerità che il Governo greco deve intraprendere si è ridotta, aggiungendo ulteriore sostegno alla crescita. Quindi riteniamo che la ripresa della crescita della Grecia possa continuare.

Il rischio debito pubblico

 

Il rischio principale risiede nel disaccordo tra il Fondo Monetario Internazionale e i creditori europei della Grecia circa la natura delle misure di alleggerimento del debito per il Paese. Non sarà un percorso semplice: la Germania sta insistendo sul coinvolgimento dell’FMI, l’FMI insiste sul taglio del debito e il Governo tedesco non vuole portare una proposta di questo tipo al Bundestag prima delle elezioni (come dovrebbe fare). Che la Grecia abbia un rapporto debito-Pil del 100% o del 200% oggi fa poca differenza per la performance economica nei prossimi due o tre anni.

Ciò che importa è che le riforme sul lato dell’offerta continuino, incoraggiando gli investimenti, e che i costi di finanziamento del debito siano bassi (attualmente sono inferiori rispetto a quelli italiani o portoghesi). Riteniamo quindi che l’Europa e l’FMI non porteranno la Grecia al default a causa di questo disaccordo.