La BCE ha annunciato novità rilevanti in vista dei riacquisti di obbligazioni aziendali in portafoglio. L’istituto ne detiene per un controvalore di 344 miliardi di euro, grazie ai due programmi monetari implementati negli ultimi anni: il “quantitative easing” dal 2015 al 30 giugno scorso e il PEPP tra marzo 2020 e marzo 2022. Questi titoli andranno in scadenza nei prossimi anni, si calcola alla media di 30 miliardi all’anno. Ebbene, la BCE ha fatto presente che tali scadenze saranno reinvestite per l’acquisto di altre obbligazioni aziendali, le quali dovranno mostrarsi rispettose dell’ambiente.
Per il momento, sappiamo che la BCE non punta solo alle obbligazioni aziendali “verdi” (green bond) o più in generale “sostenibili” (ESG). Essa avrebbe in mente di premiare tutte le società che abbiano basse emissioni di CO2, obiettivi di riduzione delle emissioni più ambiziosi e informazioni migliori sul clima.
Obbligazioni aziendali, rischi da svolta BCE
Di fatto, nei prossimi anni la BCE potrebbe diventare un riferimento per gli stessi gestori del risparmio, da tempo alla ricerca di soluzioni per decarbonizzare i rispettivi portafogli. Va detto, però, che Francoforte ha dovuto mostrarsi prudente. In primis, perché dovrà fissare condizioni quanto più neutrali possibili, così che non si prestino a politicizzazioni di vario tipo. Secondariamente, perché il suo unico mandato formalmente consiste nel perseguire la stabilità dei prezzi. L’istituto non può indirizzare il mercato verso l’acquisto di queste o quelle obbligazioni aziendali o statali. Basti pensare a tutti i problemi tecnici che stanno sorgendo con il varo imminente del nuovo scudo anti-spread.
Nei fatti, però, il mercato lo indirizza eccome. Il rischio semmai consiste nel creare divergenze non solo tra azienda e azienda, ma anche tra comparto e comparto e, ancora peggio, tra stato e stato.