Nella serata di oggi è stato reso noto il pricing del nuovo green bond perpetuo ibrido di Terna. L’emissione è stata di 850 milioni di euro, esattamente quanto quella di gennaio che riguardava una scadenza a sette anni. E anche stavolta le richieste sono state per più di 3 miliardi, quasi il quadruplo. Il prezzo di collocamento è stato di 99,745 centesimi, a fronte di una cedola fissa annuale del 4,75% per i primi sei anni, cioè fino alla prima data di reset dell’11 aprile 2030. Il rendimento esitato risulta, pertanto, del 4,80% lordo all’anno.
Green bond perpetuo dopo una scadenza di 7 anni a gennaio
E’ in corso di emissione un nuovo green bond di Terna di importo “benchmark” – almeno di 500 milioni di euro – e di tipo ibrido perpetuo. L’operazione avviene a distanza di due mesi e mezzo dal lancio di un’altra obbligazione della durata di sette anni e cedola fissa annua lorda del 3,50% (ISIN: XS2748847204). A fronte degli 850 milioni di euro allora offerti, le richieste furono più che triple. Il collocamento di queste ore, il cui pricing è atteso in giornata, riguarda un’obbligazione formalmente senza scadenza e “non callable” per sei anni. Si stanno occupando del collocamento Banca Akros, Bnp Paribas, CaixaBank, Credit Agricole, Goldmam Sachs, Hsbc, Imi-Intesa Sanpaolo, JP Morgan, Mediobanca, Morgan Stanley, Santander, Smbc e Unicredit.
Caratteristiche salienti dell’emissione
Le prime indicazioni di prezzo segnalano un rendimento atteso tra 5,25% e 5,375%. Probabile un restringimento in base alla domanda. Sarebbe una cedola ghiotta per gli obbligazionisti in cerca di nuove opportunità d’investimento prima che arrivi il taglio dei tassi di interesse.
La caratteristica saliente per chi investe, però, consiste nell’assenza di scadenza per il rimborso del capitale. Il bond perpetuo prevede, semmai, date di reset alle quali o avviene il rimborso o la cedola muta. Può diventare variabile in base all’andamento dei tassi di mercato e specificando sin dall’emissione lo spread accordato. E nel caso di Terna, ad esempio, il green bond emesso nel 2022 e anch’esso perpetuo prevede il mantenimento di tale condizione. La cedola dopo sei anni passa dal 2,375% al 2,121% più il tasso “midswap” a 5 anni fino all’undicesimo anno. A quel punto, lo spread sale dello 0,25% fino al 9 febbraio 2048 e successivamente di un altro 0,75%.
Cedola fissa elevata, variabile tra sei anni
A questi livelli di rendimento attesi, lo spread sull’attuale tasso “midswap” a 5 anni si aggirerebbe intorno al 2,50% o 250 punti base. Esso si applicherebbe alle cedole in pagamento dal sesto anno in avanti, cioè maturate a partire dall’aprile del 2030 e in pagamento dall’aprile 2031. La cedola netta scenderebbe in area 3,90%, data la trattenuta fiscale del 26%. Il rischio per l’investitore sarebbe di non vedersi mai rimborsato il capitale. D’altra parte, egli riceverebbe pagamenti decisamente superiori a quelli riconosciuti dai bond Terna ordinari. Il rischio opposto sarebbe, invece, di vedersi rimborsati alle date di reset fissate, perdendo l’opportunità di continuare a incassare alte cedole. E questo avverrebbe verosimilmente in un contesto di mercato caratterizzato da bassi tassi. L’emittente avrebbe la possibilità di rifinanziarsi a costi inferiori e l’investitore dovrebbe arrangiarsi a reimpiegare il capitale in asset meno fruttiferi, a parità di rischio di credito.
A proposito, i bond Terna sono “investment grade”. S&P assegna loro il rating BBB+ e Moody’s Baa2. Il rischio di credito è da considerarsi medio-basso. La società gestisce le reti di trasmissione dell’energia elettrica. E’ controllata per il 29,85% da Cdp Reti, un ente che fa capo al Tesoro. In borsa capitalizza attualmente circa 15 miliardi e mezzo. Ha chiuso il 2023 con ricavi per 3,19 miliardi, un utile netto di 885,4 milioni e un indebitamento finanziario netto di 10,49 miliardi.
Bond perpetuo esposto al rischio di liquidità
Chiaramente, l’investitore può sempre decidere di rivendere il bond perpetuo sul mercato secondario per ottenere indietro il capitale. Si esporrebbe, tuttavia, al rischio di quotazione. Ad esempio, il titolo emesso a gennaio quota sotto la pari a 98,73 centesimi, mentre il precedente green bond perpetuo del 2022 vale sui 92,50 centesimi, cioè si potrebbe rivendere oggi a sconto del 7,5% sul capitale nomianle. Questo significa che risulta possibile perdere parte dell’investimento. Può ben accadere, specie in un contesto di bassi in discesa, che le quotazioni si portino sopra la pari e che, quindi, l’investitore ottenga anche più di quanto abbia versato all’atto dell’emissione. Infine, occhio al rischio di liquidità. I bond perpetui tendono ad essere scambiati relativamente meno sul secondario e ciò porta a spread lettera-denaro anche elevati. Un problema per chi volesse rivendere ai prezzi teorici dati e in fretta.