La società multi-utility A2A ha lanciato l’emissione di un nuovo green bond per l’importo di 500 milioni di euro. Si stanno occupando dell’operazione IMI-Intesa Sanpaolo e Santander in qualità di Global Coordinator, mentre fungono da Joint Bookrunner BBVA, BNP Paribas, Credit Agricole, Goldman Sachs, IMI-Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Santander e Unicredit. L’obbligazione ha una durata di 4 anni e scadenza fissata per il 15 giugno 2026. E’ denominata in euro e offre una cedola a tasso fisso. Secondo le prime indicazioni, esso sarebbe superiore di 120 punti base al tasso “midswap”.
I proventi raccolti con l’emissione di questo green bond puntano a finanziare i 18 miliardi di investimenti “verdi” in dieci anni, di cui 11 destinati alla transizione energetica e 7 all’economia circolare. Questo tipo di obbligazioni, come sappiamo, funziona esattamente come le obbligazioni ordinarie, salvo il fatto che l’emittente s’impegna a utilizzare i proventi per centrare obiettivi di natura ambientale e che devono essere indicati nel prospetto informativo. In realtà, non esiste alcun obbligo formale per tale adempienza, ma il fattore reputazionale gioca spesso a favore del rispetto degli impegni assunti con il mercato.
Green bond A2A, condizioni peggiorate dall’emissione di ottobre
Tornando al green bond a 4 anni, le agenzie di rating assegnano giudizi medi: BBB per S&P e Baa2 per Moody’s. In entrambi i casi, siamo due gradini sopra il livello “speculativo” o “spazzatura”. A2A ha chiuso il 2021 con ricavi per 11,5 miliardi (+69%) e un utile netto di 504 milioni (+38%). L’indebitamento finanziario netto risultava a fine esercizio di 4,3 miliardi. In borsa, il titolo perde quest’anno il 12%, sostanzialmente in linea con le perdite accusate dal listino principale di Piazza Affari.
Nello scorso ottobre, la multi-utility emise un altro green bond per 500 milioni di euro, ma con scadenza novembre 2033 e cedola di appena l’1%. Da allora, tuttavia, le condizioni monetarie sono drasticamente mutate in peggio per gli emittenti, tant’è che A2A sta per emettere una scadenza di otto anni più corta a un costo quasi triplo rispetto allo scorso autunno. D’altra parte, queste emissioni “verdi” hanno il pregio di incontrare una forte richiesta sul mercato tra i fondi ESG, cioè che abbiano inserito nei rispettivi statuti obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale.