Il responsabile del Tesoro per il debito pubblico, Davide Iacovoni, ha annunciato l’imminente arrivo del secondo BTp Futura, il bond esclusivamente destinato al canale retail, che ha fatto la sua comparsa sul mercato italiano a luglio. A differenza di questa estate, però, ha spiegato che la seconda emissione avrà una scadenza più corta, ossia di 8 anni e non 10. Questo per andare maggiormente incontro alle esigenze dei piccoli investitori. Per il resto, la struttura rimane la stessa: cedole step-up corrisposte semestralmente e premio fedeltà compreso tra un minimo dell’1% e un massimo del 3% rispetto al capitale nominale investito e dipendente dal tasso medio di crescita dell’economia italiana dal 2021 al 2027.
BTp Futura davvero bond adatto per scommettere sulla ripresa economica italiana?
A tale proposito, il dirigente ha citato le stime di crescita per il prossimo triennio, ben superiori alla media del 3% per effetto del rimbalzo del PIL dopo il crollo di quest’anno. E questo tendenzialmente deporrebbe a favore di un premio fedeltà più vicino al 3% che non all’1%. Ricordiamo che questo rendimento extra verrà corrisposto alla scadenza ai soli sottoscrittori del BTp Futura che avranno mantenuto il titolo in portafoglio fino all’ultimo giorno.
In data 6 novembre il Tesoro fornirà ulteriori dettagli sull’emissione, cioè ci dirà l’entità delle cedole e la loro progressione nell’arco degli otto anni. Il collocamento avverrà dal lunedì successivo 9 novembre e fino al venerdì 13 novembre, salvo chiusura anticipata come da prima emissione di luglio.
Cos’è il BTp “verde”
Ma c’è un’altra grossa novità in tema di titoli di stato italiani. Iacovoni ha finalmente annunciato che “tra la fine di quest’anno e gli inizi del prossimo” sarà emesso il primo BTp “green”. Sarà un bond, i cui proventi verranno destinati alla lotta contro l’inquinamento. Sei i capitoli di spesa finanziabili e su cui il governo si concentrerà nelle prossime settimane per decidere su quali effettivamente puntare per questa prima emissione:
- energie rinnovabili;
- risparmio energetico (ristrutturazioni, in primis);
- trasporti ecocompatibili;
- prevenzione dell’inquinamento ed economia circolare;
- protezione della biodiversità;
- ricerca sui suddetti 5 ambiti.
Senza volersi scervellare, il governo avrebbe sottomano una voce di spesa immediatamente finanziabile con l’apposito bond: il bonus ristrutturazioni/ecobonus. Parliamo di quegli interventi a sostegno del risparmio energetico per gli immobili a scopo abitativo, che quest’anno hanno trovato il loro culmine con il superbonus 110%. Da incentivo straordinario, dovrebbe essere reso strutturale, anche attingendo ai fondi europei con il Recovery Fund. Per il resto, non sappiamo quale siano la durata e le altre condizioni del bond, anche perché l’emissione non è imminente.
La Germania ha emesso il suo primo Bund green a settembre e in queste settimane dovrebbe collocare sul mercato il secondo. La BCE si è espressa a sostegno di questo segmento obbligazionario, inserendolo tra gli assets acquistabili e accettati come collaterale di garanzia. Nei giorni scorsi, il governatore Christine Lagarde ha compiuto un ulteriore passo in avanti, quando ha sostenuto la necessità di rivedere i criteri a cui si ispirano i programmi monetari dell’istituto, mostrandosi intenzionata a destinare una parte degli acquisti ai green bond anche andando oltre al principio di proporzionalità. La stessa Unione Europea dovrebbe emettere più di 200 miliardi di green bond tra il 2021 e il 2023, al fine di finanziare il Recovery Fund. L’Europa diverrebbe il principale mercato di riferimento per questi strumenti in forte crescita negli ultimissimi anni.