Pioggia di emissioni obbligazionarie con l’arrivo del mese di settembre dopo la sostanziale “siccità” agostana. E nei giorni scorsi è stata la volta anche di Intesa Sanpaolo con il lancio di un nuovo bond di tipo senior non preferred. La principale banca italiana ha potuto raccogliere 1,5 miliardi di euro sul mercato. La sua ultima emissione risaliva all’aprile scorso e si era trattato di una “dual tranche” da 2 miliardi. Gli ordini sono culminati a 4,3 miliardi e risultano arrivati da 230 investitori.

L’aspetto più interessante riguarda la ripartizione geografica: domanda estera pari al 91%, domestica al 9%.

Bond Intesa Sanpaolo, cedola variabile con esercizio call

Il nuovo bond Intesa Sanpaolo ha scadenza in data 16 settembre 2032, per cui presenta una durata di otto anni. Tuttavia, l’emittente si riserva la facoltà di procedere al rimborso del capitale già un anno prima, vale a dire in data 16 settembre 2031. Dunque, il titolo potrà avere una durata di sette anni. Quanto alla cedola, quella lorda annuale è stata fissata al 3,85%. Nel caso in cui, però, alla data prevista per la call la banca non si avvalesse della facoltà di esercizio, la cedola passerebbe da fissa a variabile. Essa sarebbe pari all’Euribor a 3 mesi più un margine di 148 punti base o 1,48%.

Call date e previsioni del mercato

Come potete capire, l’investitore che acquistasse il bond Intesa Sanpaolo si esporrebbe a un rischio di reinvestimento e di tasso. Il primo consiste nell’eventualità che scatti l’esercizio della call e, pertanto, non si avrebbe più modo di percepire gli interessi per l’ottavo e ultimo anno. Si otterrebbe la restituzione del capitale, ma probabilmente non lo si potrebbe reinvestire sul mercato a tassi almeno pari a quelli promessi dall’emittente con la rideterminazione.

Il rischio di tasso riguarda, invece, il caso in cui la call non venisse esercitata.

Se la banca valutasse il rimborso più costoso che continuare a pagare la cedola al nuovo tasso, l’investitore riceverebbe una ultima cedola inferiore a quella che verosimilmente otterrebbe in pagamento puntando su altri asset. Tuttavia, c’è da dire che in un contesto di bassi tassi, gli risulterebbe difficile farlo senza addossarsi un rischio di credito maggiore. Stando alle previsioni del mercato, alla call date del settembre 2031 l’Euribor a 3 mesi viaggerebbe al 2,55%. Ciò presupporrebbe una cedola superiore al 4%, più alta di quella fissata in fase di emissione.

Senior non preferred, cosa significa

Quanto al rischio di credito, formalmente risulta medio-basso. I bond Intesa Sanpaolo di tipo senior preferred sono valutati BBB da S&P e Fitch, BBB(high) da Dbrs e Baa1 da Moody’s. Ma l’emissione di cui stiamo parlando è, come detto, una senior non preferred. Cosa significa? Un emendamento alla direttiva sul bail-in nel 2017 all’Europarlamento introdusse per le banche la possibilità di emettere una categoria di obbligazioni a metà strada tra senior e junior. In pratica, più sicure delle obbligazioni subordinate Tier 1 e 2, ma meno sicure per l’investitore rispetto alle senior di grado più elevato.

Bond Intesa Sanpaolo a rischio liquidità

Tra le dieci condizioni fissate per l’emissione vi è quella di fissare una durata minima non inferiore all’anno. Il bond Intesa Sanpaolo risulta allettante nel caso in cui si consideri marginale il rischio specifico, considerato che esso sarebbe prezzato in rendimenti superiori a quelli altrimenti offerti dalla stessa banca. C’è da porre l’accento circa il fatto che questo genere di obbligazioni tende a risultare poco liquido sul mercato. Potrebbe diventare complicato rivendere prontamente ai prezzi dati.

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