E’ un momento estremamente positivo per la Grecia dal punto di vista economico e finanziario. Il Pil per quest’anno dovrebbe crescere del 2,5%, almeno il triplo dell’Eurozona. E lo spread tra i suoi titoli di stato e quelli tedeschi decennali è sceso stabilmente sotto i 100 punti base, attestandosi intorno ai 90. Sulla scorta delle buone notizie il Tesoro punta ad emettere il nuovo bond a 5 anni “benchmark” entro giugno. Secondo la banca francese Société Générale, l’operazione potrebbe avvenire già in aprile.
Nuove emissioni di bond in Grecia
La Grecia ha già effettuato emissioni per 5,15 miliardi di euro, di cui 4 miliardi sono arrivati con il nuovo bond a 10 anni. Per l’intero esercizio l’agenzia del debito Pdma ha in programma emissioni per 10 miliardi. Dunque, restano da incassare altri 4,85 miliardi. Di questi, la maggior parte arriverebbero attraverso riaperture di titoli già in circolazione; una ogni mese, ad eccezione di agosto e dicembre.
Rendimenti sotto i livelli italiani
Il bond a 5 anni della Grecia offre attualmente meno del 3,85% contro il 3,25% dell’Italia, anche se a fronte di una scadenza effettiva di circa un anno più bassa. Ad ogni modo, leggendo i rendimenti lungo la curva, la nuova emissione debutterebbe con un rendimento in area 2,90%. Atene vuole fare cassa prima che la Banca Centrale Europea tagli i tassi di interesse, verosimilmente a giugno, nonché delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.
Il problema del Pdma è più tecnico, tuttavia. I titoli ellenici hanno rating “non investment grade” soltanto ormai per Moody’s. Entro breve, comunque, anch’essa alzerebbe il suo giudizio a Baa3, il livello minimo per dichiarare il debito come relativamente sicuro. Ma gli emittenti “investment grade” sono anche soliti garantire un mercato liquido per i loro bond. E per liquidità s’intende almeno una dimensione a regime di 5 miliardi di euro per ciascuna emissione.
Bond 5 anni avrà size elevata?
Questo significa che il nuovo bond a 5 anni della Grecia necessita di essere relativamente grande per essere considerato “benchmark”. Il punto è che il paese, per quanto iper-indebitato, non ha alcuna necessità di emettere titoli. E’ esposto all’80% verso gli altri paesi europei e a lungo termine. Ma se vuole essere considerato nuovamente un emittente normale, deve accrescere la liquidità del mercato. E questo implica non solo nuove emissioni sull’intera curva delle scadenze, quanto anche singole emissioni di almeno 5 miliardi ciascuna. Ma i numeri appaiono incompatibili con le scarne esigenze di finanziamento.