Dai rendimenti negativi sul mercato obbligazionario non si riesce più a scappare, almeno restando nell’Eurozona. Sappiamo già che i titoli di stato nell’area rendono sottozero fino alle scadenze medio-lunghe e che da inizio agosto la curva della Germania è interamente negativa, tanto che Berlino si è permessa di emettere un nuovo Bund a 30 anni senza cedola per la prima volta nella sua storia. Ma almeno fino a pochi mesi fa ci si consolava con le obbligazioni societarie, perché mai avremmo pensato che saremmo finiti a prestare denaro ai privati e di pagare persino loro per prenderselo.
I rendimenti negativi arrivano in Grecia e questa è una pessima notizia per i bond
Ed ecco che se prima gli investitori scappavano dal mercato sovrano, adesso corrono via persino dal comparto corporate “investment grade”, dirigendosi verso quello “high yield” per trovare valore. L’effetto di questo movimento è stato un restringimento degli spread tra i due comparti dai 350 punti base in media di inizio anno ai circa 290 di questi giorni. Cosa significa? Anche le società finanziariamente meno solide stanno beneficiando di questo clima, perché i loro rendimenti appaiono relativamente generosi e, quindi, attraggono capitali, potendo emettere nuovo debito a costi inferiori e migliorare i conti.
Caccia al rendimento ed emissioni record
Di fatto, questo trend finisce per rendere meno preoccupante il debito HY, a meno che non ne incentivi una sua espansione a livelli tali da destabilizzarne la stessa sostenibilità. Viceversa, le società con rating più alti ne approfitterebbero per portare avanti operazioni di consolidamento, come fusioni e acquisizioni, ma anche remunerando meglio gli azionisti. In un certo senso, gli obbligazionisti pagano per finanziare gli azionisti delle società a cui prestano denaro.
Dai rendimenti negativi al taglio delle pensioni e 0,0000000091% per triennali corporate
Quest’anno, probabile che le emissioni di corporate bond nell’Eurozona superino il record dei 285 miliardi toccato nel 2009, segnando un’impennata dai quasi 221 miliardi dello scorso anno, quando scesero per la prima volta dal 2013 sotto quota 250 miliardi per via del rialzo dei tassi. Il boom degli ultimi anni ha triplicato le dimensioni del mercato obbligazionario in euro dai 700 miliardi del 2007 agli oltre 2.000 odierni. In un certo senso, con la crisi è parzialmente venuta meno quella centralità del sistema bancario nell’erogazione dei prestiti alle imprese, tipica di economie come Germania e Italia, in particolare.