Settimana di Ferragosto, ma tutt’altro che secondaria per i mercati finanziari. Domani, mercoledì 14, il mercato dei bond potrà subire anche forti scossoni a seguito della pubblicazione del dato sull’inflazione di luglio negli Stati Uniti. Il consensus degli analisti è per un dato invariato al 3% tendenziale e un lieve rallentamento del “core” dal 3,3% al 3,2%. Considerato che la Federal Reserve persegue un target del 2%, la crescita dei prezzi al consumo nella prima economia mondiale resta elevata.

Rendimenti Usa crollati

La previsione potrà essere smentita al rialzo o al ribasso.

Nel primo caso, il mercato dei bond rischierebbe una correzione finanche brusca, mentre nel secondo avrebbe qualche margine di ulteriore crescita dei prezzi e calo dei rendimenti. Il Treasury a 10 anni offriva più del 4,70% all’apice di aprile, mentre nelle scorse sedute è arrivato a scendere al 3,75%. Al momento, si aggira poco sopra il 3,90%. Era ancora al 4,30% tre settimane fa.

Aspettative sui tassi Fed

Il mercato dei bond sconta un taglio dei tassi Fed a settembre. Il dubbio resta sull’entità: al 50% dello 0,25% e al 50% dello 0,50%. Entro l’anno il livello dei tassi è atteso in calo dell’1% da oggi. E questo riflette anche la previsione circa un deciso rallentamento in corso per l’economia americana. I timori seguiti alla Borsa di Tokyo avevano fatto sprofondare le borse mondiali. L’allarme sembra almeno in grossa parte rientrato. Lo scenario di base resta di un “soft landing”, un atterraggio morbido per l’economia, caratterizzato da un calo dell’inflazione insieme a una risalita non drastica della disoccupazione.

Sempre il mercato dei bond manda segnali poco rassicuranti sulle condizioni di salute degli Stati Uniti. La curva dei rendimenti si sta appiattendo, pur restando invertita. Il Treasury a 2 anni offriva quasi lo 0,50% in più del Treasury a 10 anni tre settimane fa, mentre ieri si limitava a un premio dello 0,11%.

E questo accade, in genere, quando l’economia americana entra in recessione. L’inversione della curva, invece, si ha prima che la recessione si verifichi.

Mercato bond a rischio correzione

Ma se l’inflazione di luglio accelerasse, la Fed disporrebbe di scarsi margini per tagliare i tassi. Nel migliore dei casi, non andrebbe oltre un taglio dello 0,25%. Il riposizionamento delle aspettative indurrebbe ad una correzione del mercato dei bond. Ed è probabile che nell’Eurozona gli spread tornerebbero ad allargarsi. In effetti, se Atlanta rinviasse l’avvio dell’allentamento monetario o ne riducesse l’entità, anche la Banca Centrale Europea si mostrerebbe più prudente per cercare di stabilizzare il cambio euro-dollaro. E più i tassi restano alti a lungo, maggiori problemi per le finanze degli stati con alti debiti come l’Italia. Ad oggi le previsioni sono per altri tre tagli dei tassi nell’area, più altri quattro nel corso del 2025.

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