La deforestazione dell’Amazzonia minaccia il più grande polmone verde del mondo e frustra i tentativi dei governi di lottare contro i cambiamenti climatici. L’Unione Europea e gli Stati Uniti potrebbero muoversi a sostegno del prossimo governo brasiliano sotto la presidenza di Luis Inacio Lula da Silva. Questi ha da poco vinto le elezioni presidenziali con un programma fondato tra l’altro sulla tutela dell’Amazzonia. E così, la banca britannica NatWest sostiene che il Brasile potrebbe emettere presto un bond sostenibile dell’importo di 10 miliardi di dollari.
Deforestazione dell’Amazzonia minaccia globale
L’ipotesi può sembrare solamente una suggestione, eppure esistono buone probabilità che si concretizzi. Ad esempio, essendo la deforestazione dell’Amazzonia una minaccia globale, organismi internazionali come la Banca Mondiale avrebbero più di un motivo per garantire l’emissione e renderla più sicura e appetibile agli occhi degli investitori istituzionali. A loro volta, questi difficilmente si tirerebbero indietro, pressati da un’opinione pubblica che sulla difesa dell’ambiente chiede ogni anno di più fatti e non solo parole vuote.
Il bond sostenibile del Brasile sarebbe certamente denominato in dollari USA. Partirebbe da un rating molto basso: BB- per S&P e Fitch e Ba2 per Moody’s. Dunque, il debito sovrano brasiliano è considerato “spazzatura”. Ciononostante, le eventuali garanzie internazionali renderebbero l’emissione interessante. E interessante sarebbe anche la struttura offerta al mercato, che sempre NatWest prevede essere simile a quella dell’Uruguay con la recente emissione sostenibile.
In pratica, il Brasile fisserebbe obiettivi come la superficie massima deforestata. A tale proposito, Lula persegue l’obiettivo di un suo azzeramento entro il 2030. Se il target fosse più che centrato, la cedola si ridurrebbe secondo l’entità segnalata dal prospetto informativo. Al contrario, se il target fosse disatteso, la cedola aumenterebbe.
Ecco possibili cedole del bond sostenibile
Secondo NatWest, la cedola dovrebbe essere tagliata o abbassata fino a un massimo di 200 punti base o 2% sulla base della superficie deforestata. Posto un livello-obiettivo, se tale superficie risultasse superiore, la cedola salirebbe, mentre se risultasse inferiore, la cedola scenderebbe. Cinicamente, al mercato non dispiacerebbe che il Brasile non riuscisse a centrare il target, visto che incasserebbe cedole più alte. D’altra parte, l’incentivo per il governo a fare bene sarebbe forte.
Ad esempio, ieri il bond in dollari del Brasile con scadenza 20 gennaio 2034 e cedola 8,25% (ISIN: US105756BB58) offriva un rendimento del 6,75%. Ciò significa che, nel caso in cui il bond sostenibile avesse una durata decennale, il Brasile si ritroverebbe a staccare cedole annuali fino da un minimo del 4,75% ad un massimo dell’8,75%. Sempre che chiaramente le condizioni di mercato restassero invariate fino alla data dell’emissione.
Va da sé che il governo avrebbe tutto l’interesse a contenere la deforestazione dell’Amazzonia. E non è neppure detto che gli servirebbero tutti i 10 miliardi ipotizzati dalla banca britannica. L’importo proposto è volutamente elevato, al fine di prospettare a Lula denaro in eccesso da utilizzare per realizzare le altre sue promesse elettorali. Il bond sostenibile, infatti, non vincola giuridicamente chi lo emette ad utilizzare (tutti) i fondi a favore dell’obiettivo dichiarato. Un modo per ingolosire il governo che verrà.