Tornano a crescere i rendimenti dei BTP. Con lo spread Btp Bund salito in un solo mese di 100 punti e i Bot a un anno che sfiorano il 3% (vedi asta di ieri), era inevitabile che anche i prezzi dei buoni del tesoro poliennali subissero delle contrazioni. Così nell’asta odierna, il Tesoro ha messo sul mercato 2,88 miliardi di euro di BTP 2015 offrendo rendimenti del 3,89%, in crescita dell’1,1% rispetto all’asta del mese scorso. Da notare che l’ammontare proposto in asta era di tre miliardi e quindi non tutta l’offerta è stata soddisfatta anche per non compromettere eccessivamente i rendimenti che già alla vigilia stavano destando preoccupazione sui mercati.
Servirà un’altra manovra finanziaria entro l’anno. Arriva la tassa sugli SMS
Ormai è talmente evidente che negarlo sarebbe da folli. L’Italia avrà bisogno di un’altra manovra finanziaria lacrime e sangue in autunno per centrare l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 (Allargamento Spread Btp Bund: un campanello di allarme e monito).
Il presidente del Consiglio Mario Monti ha dato la colpa alla Spagna del rialzo dello spread fino a 400 punti base, ma non bisogna dimenticare che solo una settimana prima si è recato in Cina col cappello in mano a batter cassa. E se la Cina non arriverà in soccorso all’Italia, come probabile, Roma dovrà effettuare un altro giro di vite sul fronte della spesa statale. Che tradotto, significa nuove tasse per la collettività. E già un’anticipazione il governo è pronto a darla a breve introducendo una tassa fino a 2 centesimi sugli sms e aumentando ancora le accise sui carburanti (Costo Sms verso aumento: nuove addizionali in arrivo).
Gli interessi sul debito pubblico italiano da duemila miliardi di euro non sono sostenibili con una crescita negativa del Pil che nella migliore delle ipotesi arriverà quest’anno al 2%, secondo fonti del FMI. E’ quindi quasi certo l’aumento dell’IVA di due punti percentuali a Ottobre che sarà accompagnato da ulteriori prelievi fiscali. Il viceministro dell’Economia Grilli, pur avendo escluso al momento un incremento della tassazione sugli interessi dei titoli di stato (rimasti al 12,5%) al pari degli altri strumenti finanziari (20%), ha detto che una ulteriore revisione (al rialzo) delle rendite finanziarie è in fase di studio.
Le banche italiane sono piene zeppe di titoli di stato
Contrariamente a quanto si possa pensare, una buona fetta del debito pubblico italiano è in mano alle banche. Lo scorso mese di febbraio – secondo quanto riportato dalla Banca d’Italia – gli istituti di credito italiani possedevano 267 miliardi di euro di Btp, un dato in costante aumento, data la disaffezione degli investitori esteri verso il bel paese e il crollo dei risparmi delle famiglie italiane che non possono più permettersi di investire come un tempo in titoli di stato. Un dato preoccupante – sostengono gli esperti – perché se nessuno compra più titoli di stato italiani, è costretto a farlo il sistema bancario che poi non avrà le risorse per mettere in circolo denaro a sostegno delle imprese. E il risultato è che l’economia si blocca e va in recessione. Se poi i titoli che le banche hanno in pancia e che usano come collaterale per farsi finanziare dalla BCE si deprezzano, queste devono continuamente integrare i margini con la banca centrale acquistandone di nuovi da fornire a garanzia. E’ quindi chiaro – come trapela dalle parole del viceministro Grilli rispondendo ieri alla Camera a un’interrogazione della Lega – che la crisi si sta avvitando su se stessa intorno al nodo dello stock debitorio che potrà scendere solo una volta raggiunto il pareggio di bilancio.