Non è certo un buon momento per investire nel mercato automobilistico, ma fra i bond di alcuni noti marchi europei si possono cogliere rendimenti interessanti. Assumendosi i rischi del caso, avevamo parlato delle nuove obbligazioni Fiat Finance & Trade 6.625% 2018 il cui rendimento viaggia oggi intorno al 6% sulla media scadenza a cinque anni, ma che a molti piccoli investitori è precluso essendo negoziabile per tagli minimi da 100.000 euro.
Obbligazioni Peugeot 7.375% 2018 in dettaglio
Una valida alternativa, quindi, potrebbe essere quella di volgere l’attenzione tra le obbligazioni estere dove Peugeot ha appena emesso un bond analogo a quello di Fiat con scadenza 2018 ma negoziabile per tagli minimi da 1.000 euro.
Crisi Peugeot Citroen: nel 2012 persi 5 miliardi di euro e bruciato cassa per 3
Il rendimento è certamente buono – osserva Joel Carmison, analisti di Nomura – ma non bisogna dimenticare che le difficoltà del secondo costruttore europeo sono evidenti e preoccupanti in questo periodo. La crisi del mercato auto in Europa sta colpendo duro, come mostrano i periodici dati sulle immatricolazioni in Francia (-17,5%) le cose vanno peggio che nel resto d’Europa (-15%).
Ma soprattutto ci sono perdite nette pari a 5 miliardi di euro, livello mai raggiunto nella lunga storia della prima casa francese, bruciando ben 3 miliardi di liquidità (200 milioni al mese). Il tutto, dopo aver realizzato tagli ai costi fissi pari a 1,2 miliardi e cessione di attività per altri 2 miliardi. Nonostante ciò, il gruppo francese rischia ancora parecchio perché le vendite di automobili in Europa sono in continuo declino e i proprietari del noto marchio continuano a scommettere su una ripresa dei consumi interni difendendo ostinatamente il mercato francese ed europeo che però appare ormai abbastanza congestionato.
I mali di Peugeot sono gli alti costi di produzione e la poca diversificazione
A differenza di Volkswagen, Renault e Fiat, Peugeot concentra ancora la produzione in Francia e in Europa fronteggiando così alti costi di manodopera e per l’esportazione. La situazione è quindi drammatica e non migliorerà a breve. “Il pareggio operativo non avverrà prima della fine del 2014” – come dichiarato dall’amministratore delegato Philippe Varin – ma gli analisti non escludono che queste siano solo parole atte a dipanare il pessimismo nella speranza che qualcosa cambi col tempo. Intanto i vertici del gruppo hanno deciso di chiudere lo stabilimento di Aulnay-sous-Bois, alle porte di Parigi e sono più di 11.200 i posti di lavoro da sopprimere in Francia entro l’anno prossimo, secondo il nuovo piano industriale presentato agli investitori, ma non digerito dai sindacati che hanno promesso dura lotta.