La lotta ai cambiamenti climatici passa anche per la BCE. Perlomeno è l’obiettivo che Francoforte si è data ufficialmente con il comunicato di ieri, in base al quale sarà incline, a partire dal prossimo 1 ottobre, ad inserire in portafoglio maggiori obbligazioni di società con un punteggio climatico più alto. La decisione è legata alla volontà dell’istituto di ridurre i rischi finanziari connessi ai cambiamenti climatici. D’altra parte, vuole essere un modo per offrire il proprio contributo a favore dell’ambiente.
Come funzionerà il punteggio climatico
Alle aziende dell’Eurozona sarà assegnato un punteggio “fatto in casa”, che terrà conto sostanzialmente di tre elementi:
- livello di emissioni passate;
- il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione promessi, in relazione al grado di ambizione;
- la trasparenza circa i dati forniti sui livelli di emissione di CO2.
Una volta che ciascuna azienda si vedrà assegnata il punteggio, la BCE stilerà una sorta di classifica: le aziende con il punteggio climatico più alto riceveranno acquisti maggiori di obbligazioni. Tuttavia, anche le aziende con un punteggio basso saranno oggetto di acquisto per le loro emissioni obbligazionarie. Semplicemente, lo saranno in misura inferiore. Infine, il punteggio determinerà il grado di partecipazione della BCE alle emissioni sul mercato primario, così come eventuali limitazioni temporali per le società con basso punteggio.
Vediamo le possibili implicazioni di questa agenda green. Sappiamo che essa riguarderà sia gli acquisti realizzati con il “quantitative easing”, sia quelli con il PEPP. Entrambi i programmi monetari sono cessati, sebbene la BCE continui a reinvestire i proventi maturati con le obbligazioni in scadenza. Parliamo complessivamente di quasi 390 miliardi di euro. A differenza dei titoli di stato, non esiste alcuna limitazione legata alla nazionalità delle imprese.
Agenda green minaccia per l’euro
Ciò implica anche la possibilità che la BCE in futuro compri obbligazioni societarie concentrate in un’area specifica del territorio europeo, quello in cui per maggiore sensibilità verso l’ambiente e, soprattutto, per disponibilità di capitali sia riuscita a fissare obiettivi green più ambiziosi. La conseguenza di questo approccio sarebbe una maggiore frammentazione monetaria nell’area, con un Nord Europa ancora più favorito a colpi di bassi tassi d’interesse per investire e rinnovare i debiti in scadenza, e un Sud Europa ad arrancare.
Ci sarebbero crescenti disparità anche tra azienda e azienda dello stesso settore. Chi riceverà un punteggio climatico basso, sin dai prossimi mesi vedrà la BCE acquistare minori sue obbligazioni e per scadenze medio-brevi. Viceversa, chi otterrà un punteggio climatico più alto, beneficerà di acquisti maggiori e per scadenze più lunghe. Così facendo, senz’altro la BCE stimolerà le aziende ad esitare risultati tangibili sul fronte delle emissioni di CO2. D’altra parte, rischia di accentuare le differenze tra aziende ben capitalizzate e operanti su mercati solidi e aziende sotto-capitalizzate e con operatività su mercati più deboli. L’agenda green potrebbe portare a una rottura dell’euro.