In Carmignac, abbiamo sempre perseguito la logica di investire sui mercati emergenti in virtù del potenziale di crescita a lungo termine che questa asset class presenta. Cerchiamo di investire in aziende che beneficeranno maggiormente delle tendenze di lungo periodo e che operano in settori sottopenetrati, offrendoci una crescita secolare a lungo termine indipendentemente dai movimenti del mercato. Cerchiamo di individuare quali siano i settori in via di sviluppo, in quale fase dello sviluppo si trovino le società e quali sia il potenziale di crescita futura.
Il settore tecnologico rappresenta il miglior esempio che possiamo fornire per illustrare la nostra view sui mercati emergenti. Infatti negli ultimi vent’anni, l’universo emergente è passato dall’essere un proxy delle materie prime e degli investimenti nelle infrastrutture a un universo più innovativo e aperto alla tecnologia. Dieci anni fa, le azioni tecnologiche rappresentavano solo il 14% dell’indice MSCI Emerging Market, mentre energia e materiali il 20%. Ora il settore tecnologico rappresenta il 27%, mentre quello delle commodity (energia e materiali) è inferiore al 15%.
È difficile prevedere come l’indice possa cambiare nei prossimi dieci anni, ma la sua attuale composizione è molto più orientata verso i temi in cui intendiamo investire nei mercati emergenti: crescita del ceto medio, miglioramento dei consumi, tecnologie innovative e dirompenti. La tecnologia rappresenta un concetto molto ampio, ma negli ultimi tre anni ci siamo concentrati sul processo di digitalizzazione vissuto. Molti investitori sono quindi focalizzati sull’e-commerce e sui giganti dei social media, quali Tencent, Amazon o Facebook. Esiste tuttavia un’altra grande tendenza che rischia di essere dimenticata: l’evoluzione delle infrastrutture tecnologiche.
Nel 2012, l’utilizzo medio mensile di dati pro capite era di 500MB, mentre attualmente si consumano 10GB in media.