Siamo alla vigilia dell’ultima tornata mensile di aste di titoli di stato italiani fra luci e ombre sulla tenuta delle finanze pubbliche, complice la crisi di governo. Almeno questo è ciò che ci fanno credere. Colpa dello spread btp bund che non scende, strumento di ricatto preferito dai banchieri-massoni per imporre con la forza le loro volontà, sotto le mentite spoglie del rigore politico o dell’austerity imposta da Bruxelles. Un’illusione venduta ad arte al popolo bue da giornalisti leccapiedi asserviti al potere bancario e che ci mostra il bicchiere mezzo vuoto, anziché mezzo pieno.
Crisi banche: in nome dello spread, gli istituti hanno ricattato gli italiani abusando dello Stato per risanare i conti
Se chiedete a un americano quanto vale un dollaro, prima vi guarderà in faccia per capire se state delirando e poi vi risponderà: “come? … Un dollaro vale un dollaro”. Se, invece chiedete a un europeo quanto vale un euro, vi dirà che vale un dollaro e trenta. Chi la racconta giusta? Lo stesso discorso vale per lo spread. Se chiedete a un tedesco quanto vale questo maledetto indicatore, vi guarderà attonito, ma se lo chiedete a un italiano vi dirà puntualmente 330 o 350.
Cosa è lo spread? Chi lo determina? Cosa lo fa salire o scendere?
Lo spread prende a riferimento la differenza dei titoli di stato decennali europei con quello tedesco di eguale durata. Fin qui, nulla da eccepire come base di calcolo, ma un’osservazione va fatta: siamo proprio sicuri che i titoli di stato tedeschi siano inossidabili e costituiscano un punto fermo su cui potersi affidare? Quali garanzie abbiamo per prendere come riferimento in senso assoluto il bund decennale tedesco? In un contesto di rallentamento della crescita economica in Europa, e recentemente anche in Germania, è sbagliato dare tutto questo peso allo spread. Lo dicono gli economisti: non è un metro di misura corretto. Ma l’obiettivo – come detto – è quello di far risalire le quotazioni dei titoli di stato dei paesi europei periferici per permettere alle banche di scaricarli o di metterli a bilancio senza svalutarli allo scopo di chiedere soldi a buon mercato alla Bce, cioè ai cittadini europei (vedi recente piano di salvataggio delle banche spagnole). Si manipolano così i tassi per favorire banchieri con le pezze al sedere tramite giochi di prestigio sui titoli di riferimento. La Germania (è dimostrato) per tenere bassi i propri tassi d’interesse sul bund decennale obbliga la Bundesbank a comprare titoli di stato che il mercato non riesce ad assorbire dato che non tutti gli investitori sono disposti a prestare soldi alla Merkel a costo zero. Anzi, sono sempre meno. In questo modo il Ministero del Tesoro tedesco tiene allargati gli spread coi titoli di stato dei paesi periferici costringendo i rispettivi governi a spremere i cittadini con nuove tasse e varando al contempo politiche di terrore contro gli evasori.
Come i tassi di riferimento tedeschi vengono manipolati e perchè lo spread è un indicatore non corretto
Le grosse banche tedesche e francesi che sono piene di titoli di stato italiani possono quindi confidare in un recupero dei prezzi dei Btp per poi scaricarli sul mercato realizzando le dovute plusvalenze che servono per tentare di ripianare i disastrati bilanci. Una speculazione finanziaria perversa che strumentalizza il potere politico e che si serve dello spread per tenere alta una tensione sui mercati finanziari che in realtà non esiste. Questo è dimostrabile anche col fatto che solo nel 2009, quando il pil italiano crollò del doppio rispetto al 2012, lo spread Btp/Bund era a 120 punti e il debito pubblico non era tanto diverso da quello attuale. Addirittura, prima del 2008 lo spread era praticamente inesistente e la crisi era già scoppiata. Il minimo è stato toccato il 3 Luglio 2003 a 3,9 punti, mentre la media precedente al giugno 2008 era pari a 24 punti. I “guai” sono iniziati ad arrivare nel 2008 quando le banche americane hanno cominciato a saltare sotto il peso dei mutui subprime. Cosa è cambiato da allora? E’ cambiato solo il prezzo dei titoli di stato, e in particolare il loro differenziale di rendimento: lo spread appunto. Ma a conti fatti, i rendimenti attuali dei titoli di stato decennali sono sostanzialmente in linea con la media storica di lungo periodo che si assesta intorno al 4,5%. Il dato eccezionale riguarda il rendimento del bund tedesco il quale, rimane a livelli ampiamente inferiori al tasso d’inflazione. E questa è senza dubbio la forte anomalia frutto della più grossoa speculazione finanziaria di inizio secolo.
Lo spread sale prima delle aste dei titoli di stato per scendere subito dopo
Il bund viene artificialmente gonfiato dalle banche tedesche in particolare dalle casse di risparmio che sono piene di debiti per far apparire il Btp a sconto. Così le banche acquistano titoli di stato prima delle rispettive aste pubbliche del Tesoro (coi soldi della Bce presi a prestito all’1%), i prezzi salgono, gli spread scendono, i risparmiatori fiduciosi comprano e le banche scaricano. Un refrain a cui siamo ormai abituati da un paio di anni, da quando la crisi del mercato immobiliare ha messo a nudo tutte le storture e le inefficienze di un sistema bancario fallito ma che in Europa non lo si vuol far fallire (a differenza degli USA). Sperando che il giochino non si interrompa, altrimenti sono guai. La recente crisi di governo dei banchieri in Italia ha subito fatto scattare l’allarme rosso ai piani alti delle istituzioni bancarie internazionali e l’agenzia di rating Standard & Poor’s si è subito prodigata a minacciare di abbassare il rating della penisola (solo due mesi fa aveva promosso gli sforzi economici fatti sotto il governo Monti). Mentre il banchiere ministro Passera si è detto preoccupato per i futuri sviluppi politici del paese e per un ritorno al passato. Insomma, continuano a prenderci in giro. Ma quanto potrà durare ancora?