Crisi economica, spread, minacce di patrimoniali, imposte sui conti in banca. Per il piccolo risparmiatore italiano tutto questo sta diventando un tormentone da non far più dormire di notte. Non passa giorno che venga fuori una nuova imposta, un balzello o qualche cosa di strano da far temere anche al più onesto e accorto investitore che i propri sudati risparmi sono in pericolo. Come evitare tutto questo? Impossibile, a meno che uno non decida di trasferirsi in un paradiso fiscale.
Scelta non certo facile e immediata. Per sentirsi un po’ più sereni, però, si potrebbe focalizzare l’attenzione su investimenti tranquilli, lontano dal clima speculativo a cui siamo ormai abituati da anni e dalle problematiche legate ai debiti degli stati europei e USA. Una delle mete più gettonate è Panama. Paradiso geografico (e fiscale) per eccellenza, nel bel mezzo dei Caraibi, il Paese offre condizioni economiche e finanziarie fra le più stabili al mondo con un rapporto debito/Pil del 43% (l’Italia è al 125%) e un rating che da un anno a questa parte ha raggiunto quello della nostra Penisola (BBB). Vale quindi la pena investirci dei soldi.
Titoli di stato Repubblica di Panama: rendimenti bassi, ma cedole alte
Fra le obbligazioni panamensi che meritano particolare, meritano sicuramente attenzione i titoli governativi emessi in dollari. Lo stato da sempre si indebita in valuta americana e, nonostante le crisi che si sono succedute in passato, non ha mai avuto problemi di rifinanziamento, grazie anche al suo status giuridico di esenzione totale dalle tasse sui capitali dei non residenti, cosa che per l’Italia (ma non per l’OCSE) corrisponde a un paese classificato nella black list. Fra i titoli di stato, segnaliamo in particolare il nuovo bond a 40 anni emesso per 750 milioni di dollari lo scorso mese di Aprile che dal collocamento ha perso circa il 20% del proprio valore nominale attestandosi a quota 80.
L’obbligazione della Repubblica di Panama paga una cedola del 4,30% (Isin
US698299BB98) su base semestrale il 29 ottobre (quindi fra poco) e il 29 aprile di ogni anno fino al 2053 e, agli attuali corsi, offre un rendimento del 5,65% lordo. Unico problema, il taglio minimo di negoziazione proibitivo per un piccolo risparmiatore (200.000 dollari) e il fatto che per acquistarla dall’Italia prima che sia trascorso un anno dall’emissione occorre essere investitori istituzionali o qualificati. Di più semplice gestione ed egualmente interessante c’è invece il
bond Panama 9,375% 2023 (Isin US698299AS33) da 756 milioni di dollari che può essere negoziato tranquillamente per importi minimi di 1.000 dollari. Il titolo paga una cedola molto alta, il 16 gennaio e il 16 luglio di ogni anno e, all’attuale prezzo di 135, rende il 4,21% lordo a scadenza, all’incirca come il BTP del Tesoro Italiano. Sempre per gli amanti delle cedole alte, segnaliamo, infine, il bond Panama 10,75% 2020 da 350 milioni di dollari (Isin US698299AM62) negoziabile per tagli minimi da 1.000 dollari e che al prezzo di 142 rende circa il 4% lordo a scadenza. Essendo Panama nella black list italiana, gli interessi sui titoli di stato sono tassati al 20% anziché al 12,50%.
Economia Panama al top nell’America centrale e Latina
L’economia di Panama è una delle più stabili del Centro e Sud America. Secondo i dati della Banca Mondiale, Panama ha il PIL pro capite più elevato di tutta la regione centroamericana (14.000 dollari per abitante) e costituisce la terza economia dell’America Centrale dopo il Guatemala e il Costa Rica. Il prodotto interno lordo del paese caraibico deriva per i tre quarti dai diritti di passaggio del famoso Canale e dal settore bancario, cosicché fra le attività principali si trovano i servizi finanziari, turistici e logistici. Particolarmente positivo risulta il dato relativo al settore alberghiero e della ristorazione, trainati dal consistente aumento delle presenze turistiche.
Il settore industriale ha scarsa rilevanza con la maggior parte della produzione orientata ai prodotti agro-alimentari; trascurabile anche il contributo fornito all’economia panamense da agricoltura, allevamento e silvicoltura. In anni recenti l’economia panamense è risultata quella che più di ogni altra in America Latina si è sviluppata a tassi sostenuti, con una media dell’8,3% dal 2006 ad oggi. Il PIL ha una crescita economica sostenuta da più di venti anni di fila (1989). Il paese è classificato nella categoria di investment grade da società di rating: Standard and Poors, Fitch e Moody’s.