Per gli abitanti di Oslo la crisi europea non esiste. Dal punto di vista finanziario, la Norvegia è uno dei paesi più sicuri e ricchi al mondo. Molto significativi gli indicatori sull’economia. Il pil pro capite dei norvegesi ha superato nel 2012 i 100mila dollari all’anno e lo Stato ha un debito pubblico del 48% del Pil, mentre l’Italia, per fare un paragone, ne ha uno che passa il 127% del proprio Pil. Per questo la Norvegia è percepita come un porto sicuro dagli investitori di tutto il mondo, dove andare a rifugiarsi in caso di tempeste finanziarie come quelle che hanno travolto gli stati periferici dell’eurozona.
Corona norvegese, una valuta poco conosciuta ma molto forte
La moneta norvegese, la corona, rappresenta una valida alternativa al franco svizzero per gli investitori e negli ultimi anni si è apprezzata notevolmente nei confronti dell’euro richiamando ingenti capitali dall’estero. La scelta, inoltre, della Norvegia di non aderire all’euro, in questo momento la avvantaggia molto rispetto agli stati continentali al punto che, nonostante il paese accusi economicamente previsioni di calo del pil per il 2013, ha mantenuto stabilmente la AAA sulla qualità del debito sovrano, cioè il massimo grado di affidabilità, delle agenzie di rating. Tutto questo ovviamente non dipende solo da scelte politiche o monetaria, ma anche dalla immense risorse di cui il paese scandinavo dispone. La Norvegia è difatti il principale produttore europeo di petrolio non appartenente all’Opec con interessi molto affini a quelli russi. Recentemente il governo di Oslo ha firmato un importante trattato con la Federazione Russa, per il civile e congiunto sfruttamento dei giacimenti gas-petroliferi del Mar del Nord che si trovano lungo il confine, escludendo di fatto le potenti multinazionali globali che gestiscono gran parte del gas e del petrolio mondiale. Così, grazie ai proventi del petrolio, tutti i settori industriali strategici sono rimasti in mano alla Stato e il governo norvegese 20 anni fa ha potuto creare un Fondo Pensioni Sovrano, per ridistribuire i proventi del petrolio, del fisco, dei dividendi, delle cessioni e delle royalties tra la popolazione.
Obbligazioni Bei 3% 2019 in corone norvegesi, caratteristiche e dettagli
Premesso questo, acquistare titoli di stato norvegesi non è subito fatto e solo gli operatori qualificati hanno la possibilità di accedere tranquillamente al mercato interno. Una valida alternativa è quella di affidarsi agli enti sovranazionali, quali la Banca Europea per gli Investimenti (Bei) che periodicamente colloca obbligazioni estere simili (anche in varie tranches) a quelle dei titoli pubblici in valuta locale. Recentemente la Bei ha emesso un bond da 1,65 miliardi di corone norvegesi a sei anni con cedola lorda del 3% tassata al 12,50% che viene staccata il 22 maggio di ogni anno (XS0824094089). Il titolo è denominato in corone norvegesi, negoziabile per tagli minimi da 10.000 corone (circa 1.350 euro) e, ai corsi attuali (102,80), offre un rendimento lordo a scadenza di poco superiore al 2,50%. Il bond gode della massima garanzia offerta dall’emittente che per le principali agenzie internazionali di rating equivale a AAA ed è facilmente negoziabile dalle banche, oltre che molto liquido. L’unico rischio naturalmente resta il cambio, soggetto alle consuete oscillazioni del mercato, ma è bene precisare – come sostengono gli esperti – che non si tratta di una valuta speculativa per la quale i rischi appaiono alquanto contenuti. Dal 2010 la corona norvegese si è apprezzata del 7% circa e solo in questa prima metà dell’anno ha cominciato a svalutarsi in concomitanza con le attese per l’abbassamento del costo del denaro da parte della Banca Centrale Europea (Bce). L’investimento in corone norvegesi rappresenta quindi una valida alternativa alle turbolenze dell’eurozona, ma – come avvertono i più esperti – è sempre bene scadenzare gli ingressi per ammortizzare il cambio con l’euro e per sfruttare eventuali momenti di debolezza della corona norvegese.
Nel 2013 l’economia della Norvegia crescerà “solo” del 2,2%
Benché la Norvegia rappresenti una cassaforte per i propri investimenti, le previsioni al ribasso della crescita economica di Oslo per il 2013 e 2014 inducono a ritenere che la corona possa aver interrotto la sua corsa al rafforzamento nei confronti della moneta unica. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, a causa del rallentamento della domanda globale di petrolio e gas, la Norvegia subirà un rallentamento nella crescita economica prevista per il 2013 dal 2,8% al 2,2%. Escludendo il settore energetico, la crescita del pil diminuirà dal +3,1% al +2,9%. Altri numeri rispetto all’Italia e al club dell’intera unione Europea e per i quali non bisogna domandarsi il motivo per cui la Norvegia non abbia voluto aderire alla moneta unica.