Il Tesoro lancerà nei primi otto mesi dell’anno un nuovo BTp Italia. La conferma arriva dallo stesso Ministero dell’economia e finanze e non è stata certamente una sorpresa. Quest’anno, giungono a scadenza due bond retail: quello rimborsato in data 23 aprile e l’altro il 27 ottobre. Insieme, fanno 19,3 miliardi di euro. La scadenza tra poco più di una settimana è la più pesante con ben 11,8 miliardi e sarebbe opportuno ripagarla con una nuova emissione della stessa tipologia, al fine di non gravare sulla liquidità disponibile, mai così preziosa come in questa fase.
BTp€i e BTp Italia o titoli ordinari per fronteggiare la crisi post-Coronavirus?
Questi bond hanno riscosso quasi sempre enorme successo tra le famiglie, ma anche tra gli investitori istituzionali, ai quali viene ormai riservata una o più giornate nel periodo di collocamento. In un momento molto delicato per i conti pubblici italiani, il Tesoro ci tiene a chiamare a raccolta il risparmio nazionale per rifinanziarsi. Tuttavia, per quanto l’appello possa rivelarsi un successo, difficilmente esso riuscirà a coprire l’intero fabbisogno atteso per quest’anno, quando le emissioni nette di debito saliranno verosimilmente fino a un massimo stimabile in 180 miliardi di euro.
Il BTp Italia alletta fino a un certo punto. Esso protegge le famiglie dal rischio di perdita del potere di acquisto, ma con un’inflazione tendente allo zero e un’economia al collasso, difficile che la preoccupazione degli italiani sia al momento il possibile surriscaldamento dei prezzi.
Quali BTp verranno emessi?
Tra i leader, Matteo Salvini ipotizza i Buoni per l’Orgoglio Italiano, una denominazione che liscia il pelo al marketing, ma che ad oggi non convince, così come non convincono le altre forme più o meno delineate di nuovi titoli del debito pubblico. Possiamo raccontarci di tutto, ma la questione di fondo rimane la stessa: il rendimento. Se gli italiani non hanno acquistato ad oggi BTp con rendimenti al 2-3%, perché mai dovrebbero finanziare lo stato a interessi più bassi? L’appello al patriottismo, siamo certi di quello che scriviamo, non mobiliterà un solo euro. Perché non esiste risparmiatore che affiderebbe i suoi denari a uno stato in evidente difficoltà senza pretendere alcunché.
Ed ecco che avanzo diverse soluzioni. La principale riguarda la componente fiscale: questi nuovi particolari titoli di stato verrebbero in tutto esentati dalle tasse, all’atto della loro emissione e in futuro, per sempre. Basterà? Non di certo. Ed ecco che s’immagina di sgravarli di qualsiasi imposta di successione o donazione, di renderli insequestrabili e impignorabili, un po’ come già avviene con le polizze vita. Delineati così, la musica cambierebbe. Alcuni potrebbero trovare conveniente investire la loro liquidità in bond nei fatti sfuggenti alla tassazione, così da lasciare ai figli una ricchezza intonsa, esentata dall’imposizione fiscale.
Ancora una volta, dubitiamo che questo strumento di per sé garantisca allo stato italiano quei circa 100 miliardi di cui avrebbe oggi bisogno per sganciarsi dal MES e dagli umori sempre più negativi dei mercati finanziari. E saranno BTp perpetui o anche detti irredimibili, vale a dire senza scadenza? La cedola sarà fissa o legata parzialmente alla performance economica? Il rendimento adombrato risulterà significativamente maggiore di quello attualmente offerto dalla parte lunga della curva dei BTp, con in cambio la sicurezza di un maxi-prestito a lunghissima scadenza o senza scadenza? Tutti interrogativi che dovranno essere soddisfatti entro poche settimane, perché il tempo scorre e ogni settimana che passa per l’Italia diventano giorni sprecati.
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