Meno di un anno fa, il Tesoro emise il suo primo green bond, un BTp con scadenza 1 marzo 2045 e cedola 1,5% (ISIN: IT005438004). Subito dopo essere stato quotato sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana, il titolo chiudeva ben sopra la pari. Ieri, il prezzo risultava collassato in area 85,50 centesimi, segnando una perdita di oltre il 15% in neppure undici mesi.
Il green bond è un titolo del debito perfettamente simile a un BTp ordinario, con l’unica peculiarità che i capitali raccolti sono destinati a finanziare iniziative legate alla transizione ecologica, cioè per l’abbattimento delle emissioni inquinanti.
Green bond, rendimento in netto rialzo
Ai rendimenti di ieri, il green bond sovrano italiano non copre neppure la metà dell’inflazione annuale di gennaio, salita al 4,8%. Se guardiamo, invece, al target BCE del 2% per il medio termine, riusciremmo a stento a compensare la perdita del potere d’acquisto, sebbene l’imposta di bollo dello 0,2% sul conto titoli manterrebbe il bilancio in negativo.
Le attuali quotazioni sono le più basse dall’emissione del green bond. Risentono della lievitazione dei rendimenti di mercato, con lo spread BTp-Bund a 10 anni salito fino a 160 punti base. Lo stesso titolo tedesco decennale viaggia ormai sopra lo 0,20%; fino a poche sedute fa offriva ancora un rendimento negativo. Ieri, poi, è stato pubblicato il dato sull’inflazione USA a gennaio, salito ulteriormente al 7,5%, ai massimi dal 1982 e in rialzo dal 7% di dicembre. A questo punto, il mercato si attende una stretta ancora più vigorosa negli USA per quest’anno, con un costo del denaro destinato a salire all’1,50-1,75%, cioè di 150 punti base da oggi, implicando sei rialzi dei tassi da 0,25% ciascuno.