La Germania avrà il suo primo Green Bond a settembre. Lo ha comunicato ieri l’Agenzia delle finanze di Berlino, a distanza di parecchi mesi da quando il tema ha iniziato ad essere al centro delle attenzioni del governo federale. In particolare, sarà il gemello del Bund a 10 anni, nel senso che avrà la stessa scadenza e la stessa cedola del decennale classico. Nel quarto trimestre, dovrebbe arrivare una seconda emissione, stavolta con molte probabilità sulla scadenza a 5 anni. In totale, le emissioni sovrane verdi tedesche ammonteranno a 8-12 miliardi di euro.
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Per la Germania, ma non solo, si tratta di una novità rilevante. Il mercato dei Green Bond si è molto espanso negli ultimi anni, salendo a un controvalore di oltre 250 miliardi di dollari nel mondo nel 2019. L’Europa detiene la quota più rilevante con il 45%, ma la Germania è rimasta ad oggi ai margini, anche perché probabilmente non sente il bisogno di individuare nuovi strumenti per la raccolta dei capitali a basso costo, disponendo già di costi infimi e, addirittura, sottozero per il caso del governo.
Il Green Bond tedesco verrà emesso al termine di un piano a lungo studiato per convertire l’economia domestica verso una maggiore sostenibilità ambientale. In effetti, se Berlino non ha sinora emesso titoli di stato verdi, come hanno fatto tra gli altri Olanda e Francia con ottimo successo, è perché i tedeschi non ci stanno a indebitarsi per il gusto di, preferendo sempre che le emissioni siano conseguenza di misure architettate per migliorare le condizioni economiche nel medio-lungo termine.
Il ruolo della BCE
Quest’anno, in tutto verranno emessi Bund per 218,5 miliardi di euro, cifra record per la Germania. Di questi, una parte rilevante servirà a finanziare le misure straordinarie di spesa a sostegno dei redditi per via della crisi economica esplosa a causa del Coronavirus.
Anzi, il suo debutto è avvenuto nell’autunno scorso tra le tensioni con la Bundebank sull’opportunità di privilegiare le emissioni verdi tra gli assets acquistati dalla BCE con i suoi programmi monetari. Il tedesco Jens Weidmann rispose allora che non fosse compito dell’istituto preferire alcuni settori dell’economia al posto di altri. Ora che la Germania si rivolge al mercato dei capitali ricorrendo anche al debito eco-sostenibile, probabile che con il tempo le resistenze tedesche sul tema si ammorbidiranno. Questo implica la necessità anche per l’Italia di considerare simili emissioni per non rimanere spiazzata nel caso in cui Francoforte le adocchiasse per il suo “quantitative easing”.
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Ovviamente, il pre-requisito sarebbe di non incrementare il perimetro delle emissioni totali e di programmare con accuratezza un piano credibile e fattivo di investimenti pubblici legati alla sostenibilità ambientale, come misure di sostegno al trasporto pubblico per il taglio delle emissioni inquinanti o di tutela del sistema idrogeologico, tema molto sensibile in gran parte dello Stivale. Peraltro, queste stesse iniziative dovrebbero risultare oggetto di finanziamento della Commissione con il “Recovery Fund”. Solo in quel caso riusciremmo a indebitarci a costi non troppo dissimili da quelli tedeschi. Allo stato attuale, un Green Bond a 10 anni alla Germania costerebbe intorno al -0,40%, all’Italia non meno dell’1,30%.