Ieri, la Banca Centrale Turca ha annunciato un ulteriore aumento dei tassi di interesse di 250 punti base o 2,50% al 42,50%. A novembre, il tasso d’inflazione nel paese è salito al 62%. Le previsioni ufficiali sono per il 65% a dicembre. Da quando il governatore Hafize Gaye Erkan è in carica da inizio giugno, ha inasprito il costo del denaro del 34% o 3.400 punti base. Ad avviso della prima donna a gestire la politica monetaria di Ankara, sarebbe arrivato il momento per gli investitori stranieri di non farsi scappare i bond in lire turche.

Secondo Erkan, si sarebbe aperta un’opportunità imperdibile per via degli alti tassi di interesse, i quali hanno provocato un boom dei rendimenti sovrani. Da qui ad un anno, ha sostenuto nei giorni scorsi, i rendimenti scenderanno e ciò dovrebbe sollecitare gli investitori stranieri a riflettere sui guadagni di tutto rispetto che otterrebbero acquistando i bond in lire turche in questa fase.

Lira turca pesa sui rendimenti effettivi

In effetti, i rendimenti sono letteralmente esplosi lungo la curva delle scadenze. Erano in media all’8,50% prima della nomina di Erkan e adesso risultano saliti fin sopra il 35% per i titoli a medio-breve termine e a quasi il 25% per quelli a lungo termine. Va da sé che l’alta inflazione turca non avrebbe effetti sul potere di acquisto degli investitori stranieri. Il problema riguarda la lira turca, che continua a collassare sul mercato dei cambi, anche a seguito della maxi-svalutazione avviata dall’istituto a metà anno.

Nell’ultimo anno, ha perso il 38% contro l’euro. Attualmente, scambia a quasi 32 contro la moneta unica. Se continuasse ad indebolirsi, il valore dei bond in lire turche nei portafogli di noi europei si ridurrebbe sia con riferimento al capitale che alle cedole. Per questo sarebbe opportuno capire quale sarà la possibile evoluzione del cambio nei prossimi mesi e anni.

Nessuno ha la sfera di cristallo, ma una cosa la possiamo già affermare: la debolezza della lira turca proseguirà. La stessa banca centrale stima che l’inflazione a fine 2024 scenderà solo al 36% e non sarà sotto la doppia cifra fino al 2026.

Bond in lire turche, ecco i rendimenti

I differenziali d’inflazione sono determinanti ai fini dei tassi di cambio tra due paesi. Nell’Eurozona, l’inflazione è attesa sotto il 3% nel 2024 e fino a raggiungere il 2% entro il 2025. Un altro mondo. Cerchiamo di capire se abbia senso o meno rispondere all’appello di Erkan, pur interessato che sia. Diamo un’occhiata, anzitutto, ai bond in lire turche della durata di due anni e con scadenza 1 ottobre 2025. Offrono una cedola del 12,60% e si acquistavano ieri a 72,85 centesimi per un rendimento lordo annuale del 34%. Da qui alla scadenza, il rendimento complessivo sfiora il 61%.

Ora, se la lira turca perdesse il 61% o più contro l’euro entro i prossimi due anni, il nostro investimento risulterebbe in perdita. Stando al sito Gov Capital, il cambio perderebbe il 40% entro la scadenza del titolo. Per Wallet Investor, invece, la perdita sarebbe del 26%. In entrambi i casi, comunque, parrebbe di capire che il rendimento annuo sia tale da compensare per l’atteso indebolimento della lira turca.

Spostiamoci su una scadenza più lunga: i bond in lire turche del 13 luglio 2033 con cedola 17,30% e prezzo di acquisto 81,10 centesimi. Il rendimento scende al 25,95%, pari a circa il 119% cumulato. Per Gov Capital, la lira turca entro tale scadenza perderebbe il 73% contro l’euro, per Wallet Investor il 48%. Anche in questo caso, il rendimento più che compenserebbe la caduta della valuta emergente.

Fattore Erdogan poco prevedibile

Attenzione, però, perché si tratta di previsioni da prendere molto con le pinze e che si basano perlopiù sui dati passati. Non sappiamo, però, se la lira turca accelererà o rallenterà la caduta nei prossimi anni o se la arresterà del tutto e inizierà a risalire.

In Turchia l’unica certezza di questi anni è l’erraticità della politica del presidente Recep Tayyip Erdogan, non solo negli affari economici. L’appello della banca centrale è legittimo dal suo punto di vista, ma la cautela non sarebbe mai troppa in un caso del genere. Anche perché i bond in lire turche sono “spazzatura” per le agenzie di rating.

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