Il Sudafrica è un mercato emergente declassato definitivamente a “junk” nel marzo scorso, quando l’agenzia di rating Moody’s ha tagliato il suo giudizio sovrano, allineandosi alla doppia “B” già assegnata da S&P e Fitch. I primi mesi dell’anno sono stati particolarmente duri per Pretoria, con il rand sudafricano che è arrivato a collassare contro il dollaro di quasi il 27%. Dai minimi toccati in aprile, però, il cambio ha guadagnato oltre l’8%. E anche la curva dei rendimenti, dopo essere esplosa, ha ripiegato decisamente.
I bond sudafricani ora sono “spazzatura” e il cambio crolla ai minimi storici
Cos’è accaduto? Da una parte, il classico ritorno agli acquisti dopo un periodo di vendite copiose. Una volta smaltite le brutte notizie, tra “downgrade” e deterioramento atteso per conti pubblici e pil, gli investitori hanno capito che i prezzi dei bond, in particolare, erano divenuti fin troppo appetibili per continuare ad essere ignorati. In realtà, c’è stato anche altro. E’ vero che la Reserve Bank ha tagliato i tassi al 3,75%, portandoli sotto all’ultimo dato disponibile sull’inflazione, che è il 4,10% riferito a marzo. Tuttavia, il suo comitato di politica monetaria ha fatto presente che non s’imbarcherà in un programma di allentamento in stile “quantitative easing”.
Questo, in teoria avrebbe dovuto deprimere i corsi obbligazionari, ma paradossalmente è finito per sostenerli. Perché? Di questi tempi, una banca centrale con posizioni almeno apparentemente conservatrici sulla politica monetaria non si trova facilmente. E il segnale è stato positivo in ottica del tasso di cambio, facendo intendere al mercato che l’istituto punti a salvaguardare sia la stabilità dei prezzi che la difesa del rand.
Boom dei prezzi obbligazionari
Il debito pubblico in 10 anni è esploso dal 23% al 60% ed entro il 2025 tenderebbe al 90% del pil. Nel frattempo, la crescita economica è rimasta al palo, in area 1% all’anno. E se Thabo Mbeki aveva consegnato un Sudafrica che nella classifica Doing Business della Banca Mondiale figurava al 32-esimo posto per libertà economica, adesso risulta sprofondato alla posizione numero 84. Ad ogni modo, i mercati finanziari hanno preso atto di avere scontato tutto il peggio possibile, anche perché a marzo il rendimento extra richiesto mediamente per acquistare titoli di stato sudafricani rispetto agli altri emergenti era esploso a oltre 600 punti base (6%), in rialzo di quasi 200 da inizio anno. E fino alla fine del 2015, il premio era di appena 175 bp.
I titoli in rand sudafricani adesso sembrano tornati interessanti
Ed ecco che il rimbalzo dei bond c’è stato. Il decennale con scadenza 31 gennaio 2030 e cedola 8% (ISIN: ZAG000106998) ha guadagnato in poco più di due mesi il 24,35%, passando da una quotazione minima di 75,71 toccata il 23 marzo scorso a una odierna di oltre 94. Meglio ha fatto il ventennale con scadenza 31 gennaio 2040 e cedola 9% (ISIN: ZAG000125980), che nello stesso frangente ha segnato il +25,6%. L’apice si tocca con il bond in scadenza il 31 gennaio 2044 e cedola 8,75% (ISIN: ZAG000106972), che ha guadagnato ben il 30%. Infine, il titolo 28 febbraio 2048 e cedola 8,75% (ISIN: ZAG000096173) ha messo a segno un rialzo di circa il 26%.
In tutte queste obbligazioni c’è di buono che i livelli di prezzo, per quanto in forte crescita, siano rimasti ancora nettamente sotto la pari, in qualche caso viaggiando a poco sopra gli 80 centesimi.