L’Unione Europea sta per emettere il suo primo green bond. Lo farà all’interno del suo programma noto come Next Generation EU, chiamato anche Recovery Fund. Il 30% di esso sarà finanziato con l’emissione di obbligazioni “verdi”, cioè finalizzate a ridurre l’impatto ambientale nel Vecchio Continente. Parliamo fino a 250 miliardi di euro in 5 anni.
Per il mercato dei green bond si tratterà di una rivoluzione. Le dimensioni delle emissioni nazionali e sovranazionali in circolazione e legate agli obiettivi di sostenibilità ambientale più che raddoppieranno.
Green bond e ruolo della finanza
L’accoglienza di titoli europei è stata così calorosa, che la domanda è arrivata ad eccedere 10 volte gli importi offerti. Nel caso dei “bills”, i titoli a breve scadenza, è stata anche di 1,5 volte. E ci si aspetta che accada lo stesso per i green bond, i quali dovrebbero esitare rendimenti inferiori a quelli delle scadenze “grey”. Un flop non è neppure preso in considerazione dalla Commissione europea. I fondi d’investimento stanno facendo incetta di titoli legati ad obiettivi ambientali, così da rispondere alla domanda proveniente dalle loro basi di clienti.
E anche le banche dovrebbero fare la loro parte. Dal 2022 dovrebbe entrare in vigore il GAR o Green Asset Ratio, un indicatore di sostenibilità ambientale previsto dalla European Banking Authority (EBA). Gli istituti verosimilmente accresceranno gli investimenti in green bond anche per ragioni regolamentari. E così, l’Unione Europea potrà finanziare i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza, che devono prevedere per almeno il 37% investimenti in voci di spesa filo-ambientali.
La peculiarità dei green bond europei sta tutta qui: l’emittente non sarà lo stesso che implementerà le misure volte a ridurre le emissioni inquinanti.