La città stato di Hong Kong ha dato mandato a otto banche d’investimento internazionali per l’emissione di un green bond dal controvalore di 5 miliardi di dollari e suddiviso in varie tranche denominate in dollari USA, euro e yuan off-shore. L’operazione dovrebbe avvenire oggi, sebbene i primi contatti con gli investitori sarebbero avvenuti già nella giornata di ieri, stando ad alcune indiscrezioni riportate da Reuters. La tranche più corposa sarà in dollari USA per il valore di 3 miliardi.
Green bond, rating altissimi
Quanto alla tranche in euro, le scadenze ipotizzate alle vigilia sarebbero di 2 e 7 anni per complessivi 1 miliardo di euro. Infine, 5 miliardi di yuan attraverso tra scadenze. Quasi certamente ve ne sarà una a 5 anni, mentre si vocifera di una scadenza più corta a 2 o 3 anni.
Il green bond di Hong Kong avrà valutazioni altissime da parte delle agenzie di rating. I giudizi sui titoli del debito pubblico della città stato sono AA+ per S&P e Fitch e Aa3 per Moody’s. Praticamente, il rischio di credito risulta teoricamente quasi nullo. Del resto, il rapporto tra debito pubblico e PIL è solo al 40%. E c’è anche da dire che le riserve valutarie ammontavano a fine novembre a 423,2 miliardi di dollari, qualcosa come oltre il 110% del PIL. Pertanto, nessun problema in prospettiva per il rimborso delle tranche in valute straniere.
Hong Kong paradiso per gli investitori
Hong Kong è uno degli stati più ricchi al mondo. Evolutissima sul piano finanziario, dalla metà del 1997 è passata sotto il controllo della Cina. Fino ad allora era stata amministrata dal Regno Unito. Contrariamente ai timori, lo sviluppo dell’economia e della società è proseguito intatto sotto Pechino. Anzi, il governo cinese ha sfruttato il territorio autonomo per crearsi una sorta di hub finanziario in casa.
Dunque, il green bond in corso di emissione presenta al limite qualche rischio di tipo geopolitico. Per il resto, non aspettiamoci rendimenti allettanti. La curva dei tassi in dollari locali risulta persino più bassa di quella americana. Il decennale non arriva al 3,65%. Non esiste, infatti, neppure alcun rischio di cambio specifico, dato che Hong Kong adotta sin dagli anni Ottanta il “currency board“, un sistema valutario caratterizzato da un cambio fisso contro il dollaro e sostenuto integralmente dalle riserve valutarie. In pratica, l’autorità monetaria non può emettere più moneta di quella garantita dalle valute straniere a disposizione. L’enorme stabilità valutaria che ne è conseguita ha fatto la fortuna di Hong Kong, rendendolo un modello per il mondo intero.