Israele è diventato il 24-esimo stato nel mondo ad essere sbarcato sul mercato dei green bond. Lo ha fatto in settimana con la sua prima emissione del genere, denominata in dollari. Ha così raccolto 2 miliardi, attirando ordini per 12 miliardi da 200 investitori di 35 paesi. Le richieste sono state sbalorditivamente elevate per la scadenza a 10 anni. Il tasso di interesse annuo lordo è stato fissato al 4,50%. Il rendimento esitato è stato di 95 punti base o 0,95% sopra il T-bond americano di pari durata.
Come sappiamo, i green bond sono titoli del debito dal funzionamento perfettamente uguale a quelli ordinari, ma con la differenza che l’emittente s’impegna ad utilizzare i proventi per scopi ambientali.
Il responsabile del Ministero delle Finanze, Yali Rothenberg, si è mostrato soddisfatto dell’esito del collocamento. Ha ammesso che il green bond sia servito per diversificare le fonti di finanziamento e al contempo per raccogliere capitali a costi contenuti. E’ noto, ha ricordato, come il mercato sia disposto a finanziare debito a tassi inferiori nel caso di emissioni “verdi”.
Green bond Israele, rischi dal cambio
Hanno aiutato certamente gli alti rating sovrani assegnati al debito sovrano israeliano: AA- per S&P, A+ per Fitch e A1 per Moody’s. Il rischio di credito corso dagli investitori risulta essere, pertanto, molto basso. Poco prima della pandemia, nel gennaio del 2020 Israele emise bond in dollari a 10 e 30 anni per complessivi 3 miliardi di dollari.
Curiosamente, il green bond a 10 anni reca la stessa cedola del bond a 100 anni emesso nel 2020, quando le condizioni di mercato erano molto più favorevoli. In effetti, la quotazione di quest’ultimo è scesa intorno agli 86 centesimi questa settimana. Ad ottobre, aveva toccato un minimo di 73 centesimi, sebbene a dicembre fosse risalita sopra 91 centesimi. Un decennale al 4,50% si mostra abbastanza appetibile, considerato che i rendimenti americani stiano scendendo da settimane. Il vero fattore di rischio è dato dal cambio. Un dollaro più debole con l’euro svaluterebbe il capitale investito. E il margine offerto dal green bond sul titolo americano non sembra tale da compensare adeguatamente le attese variazioni del tasso di cambio.