Sono in arrivo eurobond in “misura imponente” per finanziare l’aumento delle spese militari e i maggiori costi dell’energia. La notizia è stata battuta nella mattinata odierna da Bloomberg. Sarebbe questa la reazione dell’Unione Europea alla guerra in Ucraina scatenata dall’invasione della Russia. I dettagli dell’operazione saranno affrontati al vertice europeo di emergenza a Versailles di giovedì prossimo.
Il commissario agli Affari monetari, Paolo Gentiloni, ha parlato della necessità di varare “nuovi strumenti” per affrontare la crisi geopolitica ed economica in corso.
Il meccanismo di funzionamento sarebbe quello utilizzato sotto la pandemia con lo schema SURE: l’Unione Europea raccoglie fondi sui mercati e li gira agli stati membri sotto forma di prestiti, chiaramente finalizzati a raggiungere gli obiettivi previsti. La Germania ha annunciato nelle scorse settimane di volere aumentare le spese militari almeno al 2% del PIL tedesco, stanziando allo scopo 100 miliardi di euro per i prossimi anni.
Eurobond in risposta alla guerra russa
Il 2% è l’obiettivo minimo fissato dalla NATO. Per l’Europa, significa incrementare la spesa dedicata alla difesa mediamente del 25%. Ci sono, poi, anche i costi da sostenere per allentare la dipendenza da gas e petrolio russi. Rivolgersi ad altre fonti e fornitori comporterà un aggravio per i paesi importatori, almeno nel breve e medio periodo. Gli eurobond servirebbero per affrontare tali emergenze. Già nel 2020, la Commissione previde il lancio del Recovery Fund contro la pandemia, attraverso emissioni sovranazionali per 750 miliardi di euro.
Inutile dire che per l’Italia gli eurobond sarebbero un’ottima notizia.
Un limite degli eurobond consiste, in effetti, nella loro scarsa disponibilità sul mercato. Essendo state ad oggi le emissioni di importo relativamente poco contenuto, la liquidità degli scambi risulta minore e gli obbligazionisti scontano, pertanto, qualche rischio maggiore in fase di eventuale disinvestimento. Il quadro potrebbe mutare con il prosieguo delle emissioni per finanziare il Recovery Fund e, adesso, con il lancio del nuovo programma per fronteggiare la fase bellica.