C’è stata la riapertura di due Eurobond in settimana, rispettivamente in scadenza il 5 ottobre 2026 con cedola 2,75% (ISIN: EU000A3K4D82) e il 4 dicembre 2034 con cedola 3% (ISIN: EU000A3K4ES4). La prima tranche è stata offerta per 2,266 miliardi di euro e la seconda per 2,343 miliardi. In tutto, un’emissione di 4,6 miliardi. L’Unione Europea si è concentrata, quindi, sul tratto medio-breve e lungo (non eccessivamente) della curva.

Riaperture: rendimenti e prezzi

L’Eurobond 2026 ha esitato un prezzo medio di 99,407 centesimi per un rendimento lordo alla scadenza del 3,02%.

L’Eurobond 2034 ha spuntato un prezzo medio di 99,355 centesimi, offrendo un rendimento lordo annuale del 3,073%. L’operazione si è tenuta lunedì 24 giugno e la data di regolamento è stata mercoledì 26.

Rating AAA e tassati quanto i BTp

Ricordiamo che gli Eurobond 2026 e 2034, così come tutte le altre emissioni dell’Unione Europea, scontano sui rendimenti la medesima tassazione dei titoli di stato italiani: 12,50%. Rispetto a questi ultimi, però, godono del rating tripla A, cioè posseggono una qualità creditizia assai superiore e in linea con quella dei Bund.

E Bruxelles ha annunciato che le emissioni di debito nel secondo semestre dell’anno ammonteranno a 65 miliardi, meno dei quasi 75 miliardi del primo semestre. Nel biennio prossimo, invece, saliranno a una media attesa di 150-160 miliardi. Trattasi di proventi destinati a finanziare il Next Generation EU. Di questi, ad oggi 60 miliardi sono arrivati con le emissioni green. In tutto, il debito comunitario vale 536 miliardi, di cui 22 miliardi di titoli di breve durata (inferiore ai 12 mesi).

Eurobond 2034 più redditizi dei Bund

Tornando agli Eurobond 2026 e 2034, offrono quasi il 2,65% e il 2,69% al netto dell’imposizione fiscale. Il premio è evidente rispetto ai Bund di pari durata. Un decennale tedesco ieri rendeva il 2,46% lordo, oltre lo 0,60% in meno. Pur a parità di rating, infatti, il mercato valuta più positivamente i titoli della Germania per la loro qualità di “safe asset”.

Al contrario, i bond comunitari sono ancora pochi, meno liquidi e dal futuro incerto dopo la fine del Next Generation nel 2026.

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