Investire sui mercati emergenti espone sempre a grossi rischi, specie quando l’emittente ha rating bassi. Le valute sono tipicamente volatili, pur non tutte, perlopiù risentendo di tensioni geopolitiche o dell’andamento delle materie prime esportate. Se si vuole attutire il rischio, meglio puntare sulle emissioni sovranazionali. Ve ne proponiamo tre della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), un ente che per le agenzie di valutazione gode della massima affidabilità creditizia, vale a dire del rating “AAA”.
Obbligazioni emergenti a 3 e 10 anni: rendimenti fino al 9%
Di recente, l’istituto ha collocato sul mercato una nuova tranche in rubli e senza cedola per il controvalore di 500 milioni, in scadenza il 22 gennaio 2026 (ISIN: XS1349367547). Il prezzo di emissione è stato di 74,78 centesimi, mentre ieri il titolo risultava scambiato in area 76 centesimi. Sulla base di questi livelli, il rendimento alla scadenza è del 5,34%. Niente affatto male per un investimento di durata residua inferiore ai 6 anni. Un omologo BTp offre poco più di mezzo punto percentuale, praticamente 10 volte in meno. E bisogna ammettere che il rendimento non risulta nemmeno tanto più basso di quello offerto da un OFZ emesso da Mosca, che sulla scadenza a 6 anni si aggirerebbe a meno del 6%.
Questo bond espone chiaramente al rischio di cambio. Il rublo risente molto dell’andamento delle quotazioni del greggio, per quanto la fase più critica sembri alle spalle. La valuta russa ha perso fino al 60% del suo valore contro il dollaro tra la metà del 2014 agli inizi del 2016, in coincidenza con il collasso del Brent sui mercati internazionali. Ma nell’ultimo anno, contro l’euro ha guadagnato il 4,5%. Tuttavia, il bond BERS espone anche a un altro rischio: di liquidità. I titoli emessi complessivamente su questa scadenza in rubli ammontano a 12 miliardi, qualcosa come meno di 170 milioni di euro. Pochi per ipotizzare scambi sostenuti.
Alti rendimenti con le lire turche, ma rupia indiana più appetibile
E restando nell’ambito delle emissioni zero coupon, abbiamo il bond in lire turche, in scadenza il 26 giugno 2026 (ISIN: XS2034314224). Alla Borsa di Francoforte, ieri il prezzo si attestava a 52,23 centesimi, pari a un rendimento annuale altissimo del 15,46%. Anche in questo caso, due i rischi: di cambio e di liquidità. La lira turca si mostra molto volatile e dipendente dagli umori politici domestici, essenzialmente legati ai desiderata del presidente Erdogan. Nell’ultimo decennio, ha perso contro l’euro oltre i due terzi del suo valore e, per quanto negli ultimi mesi si sia registrata una certa stabilizzazione per effetto di alcuni controlli sui capitali imposti dalla banca centrale, la debolezza resta e viene alimentata da una politica monetaria erratica e inefficiente. E ad oggi i titoli in questione in circolazione ammontano solamente a 1,5 miliardi di lire, sui 225 milioni di euro di controvalore.
Infine, il bond in rupie indiane, scadenza 19 giugno 2023 e cedola 6,50% (ISIN: XS2092952451). Ieri, alla Borsa di Monaco scambiava sopra la pari, in area 102,30, rendendo il 5,67%. Davvero basso il controvalore sinora emesso: 5,10 miliardi, appena 66,30 milioni di euro. La rupia si mostra più rassicurante della lira turca, per quanto la cronica passività della bilancia commerciale e delle partite correnti indiane mantengono il cambio debole, pur in una fase di crescita economica soddisfacente, per quanto in rallentamento nei trimestri recenti. E sul piano geopolitico, l’integrazione dell’India con la sfera occidentale offre qualche vantaggio sulle prospettive del cambio, la cui flessione attesa sarebbe già incorporata nei rendimenti.
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