Quando si acquista un bond, si guarda essenzialmente alla durata dell’investimento, al rendimento e alle prospettive future. Una delle regole fondamentali è che non si comprando scadenze lunghe quando i tassi sono già bassi. Viceversa, è conveniente puntare su di esse quando i tassi sono alti. Una volta che iniziassero a scendere, infatti, i rendimenti verrebbero giù e i prezzi risalirebbero velocemente. L’investitore avrebbe fatto un affare sia che abbia acquistato in qualità di cassettista o con intenti speculativi. Nel primo caso, avrebbe inserito in portafoglio un asset più redditizio delle aggiornate condizioni di mercato.

Nel secondo, rivenderebbe con profitto. Ma la curva dei tassi può giocare qualche brutto scherzo.

Rendimenti generalmente crescenti con durata dell’investimento

In genere, siamo abituati a pensare che i rendimenti siano crescenti con la durata dell’investimento. In altre parole, che un bond a 10 anni offra più di un bond a 5 anni e meno di uno a 30 anni. E così via. Questa abitudine dipende dal fatto che, di solito, accade proprio questo. Poiché si è propensi a privarsi della liquidità per un periodo troppo lungo, il mercato pretende rendimenti più alti man mano che le scadenze si allungano. Ed ecco che la curva dei tassi assume una forma crescente.

Eccezioni alla regola

Ma non è sempre così. Se avete sentito parlare di curva invertita, saprete probabilmente di cosa parliamo. Capita che i rendimenti a lungo termine siano più bassi di quelli a breve termine. In apparenza, un nonsenso. E’ la situazione che vive da tempo il mercato dei Treasuries americani. Perché mai? Per molti analisti, ciò segnalerebbe l’arrivo di una recessione imminente. In pratica, gli investitori si attendono che la banca centrale tagli i tassi di interesse. A quel punto, la domanda si sposta sul tratto lungo della curva dei tassi per approfittare degli ultimi momenti prima che i rendimenti scendano.

In linea di massima, i rendimenti a breve riflettono i tassi vigenti sul mercato. I rendimenti a lungo captano le aspettative d’inflazione. In una fase come quella attuale, sta accadendo che il mercato sconti un calo dell’inflazione e si trovi ancora a fare i conti con tassi alti. Ecco che la curva dei tassi o si appiattisce o s’inverte. Una curva piatta si caratterizza per un premio contenuto o nullo offerto dal tratto più lungo. Ad esempio, il BTp a 10 anni rende nemmeno lo 0,90% in più del BTp a 2 anni. Prima che la Banca Centrale Europea iniziasse ad alzare i tassi – siamo nell’estate del 2022 – il premio era nell’ordine del 2,20%.

Curva tassi insidiosa con aspettative d’inflazione

Capire l’evoluzione della curva dei tassi è importante per evitare di restare scottati da ragionamenti che rischiano di rivelarsi fallaci. Se puntiamo sulle lunghe scadenze nella convinzione che si apprezzino di più con il taglio dei tassi, subiremmo una batosta nel caso in cui i rendimenti restino invariati, scendano poco o, addirittura, continuino a salire contro le nostre previsioni. E ciò può accadere perché le aspettative d’inflazione si surriscaldano. Importante anche sapere che, oltre una certa scadenza, la curva dei tassi si mostri sostanzialmente piatta. Ad esempio, per un investitore acquistare un bond a 40 o a 50 anni cambia poco e questo porta generalmente a rendimenti invariati, se non a volte decrescenti.

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