Sapremo dal simposio di Jackson Hole qualcosa di più su quali siano le considerazioni della Federal Reserve circa le prossime mosse in politica monetaria. Il mercato sconta con certezza un taglio dei tassi di interesse a settembre, pur dello 0,25%. Era arrivato a prevedere un maxi-taglio dello 0,50% nelle prime settimane di agosto. E la svolta monetaria rende particolarmente appetibili i corporate bond, cioè le obbligazioni societarie.

Spread in discesa con taglio dei tassi

In generale, quando i tassi salgono, trascinano al rialzo anche i rendimenti obbligazionari.

Di converso, i prezzi scendono. Viceversa, quando i tassi scendono: i rendimenti vanno giù e i prezzi salgono. Agli investitori che vogliono acquistare obbligazioni, conviene che i rendimenti iniziali siano quanto più alti possibili. Metteranno così in portafoglio asset che, male che vada, potranno mantenere fino alla scadenza senza in maniera redditizia.

Questo discorso vale sia per i titoli di stato che i corporate bond. C’è da aggiungere che, in genere, quando i tassi salgono, gli spread si allargano. Cosa significa? Cresce il premio richiesto dal mercato per acquistare titoli percepiti più a rischio. Essi sono essenzialmente i corporate bond, in particolare quelli con rating medio-bassi. Per quale ragione? In un ambiente di tassi alti diventa più costoso rifinanziare i debiti e contrarne di nuovi per gli investimenti o altre esigenze di natura finanziaria. A soffrirne saranno, soprattutto, gli emittenti meno solidi. E va da sé che, in linea molto generale, le aziende siano percepite meno solide dei governi. Questi, pur indirettamente, a mali estremi potrebbero stamparsi da sé la moneta di cui necessitano o attuare una politica fiscale restrittiva per migliorare i bilanci.

Tassi giù, prezzi in rialzo

Adesso che i tassi sono in discesa – la Banca Centrale Europea è stata la prima tra le grandi ad averli tagliati a giugno – i corporate bond tornano a mostrarsi più appetibili.

Le aziende potranno emettere debito nei prossimi mesi a costi inferiori. Già questo riduce le pressioni a loro carico. A beneficiarne sono quelle con rating medio-bassi. Un anno fa, lo spread medio negli Stati Uniti tra aziende con rating tripla A e quelle con rating BBB era di 104 punti base. In questo momento, esso si attesta a 75 punti. In pratica, le condizioni creditizie sono migliorate relativamente di più per le aziende in maggiore difficoltà sul piano finanziario.

Ancora meglio è andata agli emittenti “junk”, cioè coloro che emettono corporate bond con rating “spazzatura”. Per loro lo spread rispetto agli emittenti con rating tripla A è sceso da 335 a 270 punti, restringendosi di 65. E in questa categoria rientrano molte utilities. Parliamo di società attive nel comparto di servizi come energia, telefonia, acqua, ecc. Si caratterizzano per livelli di indebitamento relativamente elevati, a causa di ingenti investimenti necessari con frequenza per migliorare le erogazioni offerte e tenere il passo con la tecnologia. Inoltre, il loro fatturato tende a beneficiare di un clima più espansivo per i consumatori. E tassi più bassi migliorano nel complesso i bilanci familiari.

Corporate bond con appeal speculativo

La conseguenza è che questi corporate bond sono iper-venduti quando i tassi salgono. Ora che stanno scendendo, mostrano grosse opportunità d’investimento. Rendono ancora tanto e, in prospettiva, si apprezzeranno più della media. L’appeal speculativo sembra esserci tutto.

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