Quando arriva il primo BTp “green”? Forse, quest’anno. Certo, la recente impennata dello spread per via della lievitazione dei rendimenti sovrani italiani non aiuta le cose al Tesoro, dove i tecnici stanno studiando tempi e modi per la prima emissione. Anzitutto, spieghiamo cos’è un green bond, in questo caso un BTp verde. Trattasi di un’obbligazione, che rispetto a quelle ordinarie si differenzia perché finalizzata al finanziamento di iniziative eco-compatibili, come l’abbattimento delle emissioni inquinanti. Il mercato si è mostrato ben disposto ad acquistarle, vuoi per moda, vuoi anche per beneficiare di un vantaggio reputazionale verso i clienti o anche per sensibilità reale.
BTp “green” per investimenti eco-compatibili: ipotesi del Tesoro per fare cassa a costi bassi
Funziona così: l’emittente pubblica con il prospetto informativo gli impieghi per cui i capitali raccolti verranno utilizzati, i quali chiaramente dovranno essere volti ad aiutare l’ambiente. E chi fissa i criteri riconosciuti sul piano internazionale per capire se un bond sia davvero green o meno? Per convenzione, si fa riferimento a quelli stabiliti dal Climate Bonds Initiative (CBI). Ma questo è solo il primo passo per compiere il cammino che arriva all’emissione. Secondariamente, la società, la banca o lo stato che colloca il bond sul mercato deve anche indicare gli obiettivi misurabili e in base ai quali si potrà capire dopo l’emissione se si stia attenendo ai criteri. Infine, bisogna anche ottenere la certificazione da parte di un advisor indipendente.
Tutti questi aspetti, essendo nuovi per lo stato italiano, richiedono tempo. Per prima cosa, affidarsi ai criteri del CBI o attendere che, auspicabilmente entro la fine dell’anno, la Commissione europea pubblichi i suoi obiettivi? Secondariamente, su cosa investire nel concreto, che sia facilmente misurabile e al contempo che riesca ad assorbire risorse non indifferenti pluriennali, dovendo l’emissione con il tempo essere quanto più liquida possibile per fare decollare questo mercato anche in Italia? E su quale advisor ricadrà la scelta?
Che tipo di BTp verde sarà?
Se va bene, se ne dovrebbe parlare nella seconda metà dell’anno.
La Germania non ha ancora emesso un suo Bund verde, la Francia sì e per un controvalore complessivo di 22 miliardi di euro, lo stesso importo a cui Roma guarda per il medio-lungo periodo. La liquidità del bond è essenziale per renderlo appetibile al mercato, anche perché la differenza rispetto alle emissioni ordinarie lo rende un segmento a sé, verso il quale la domanda sinora si è rivelata elevata, ma che per il futuro non sappiamo se diverrà più pretenziosa con riferimento ai criteri fissati. Per contro, la BCE studia a sua volta il modo di inserire questi titoli nel suo portafoglio di acquisti realizzati con il “quantitative easing” e al fine di contribuire alla svolta verde dell’Eurozona, pur osteggiata sul tema dalla Bundesbank.
Gli investimenti green possibili sarebbero molteplici: finanziare l’acquisto di mezzi pubblici e treni elettrici o almeno dalle minori emissioni inquinanti rispetto a quelli attuali, sostenere le energie rinnovabili, incentivare il ricorso a elettrodomestici e forme di riscaldamento a maggiore efficienza energetica, etc. Capiamo benissimo come il solo Ministero dell’economia e finanze non possa decidere entità e tempi dell’emissione, dovendosi raccordare con gli altri dicasteri per capire quali siano il fabbisogno effettivo e le voci di spesa finanziabili.
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