Esistono ancora titoli di stato con cedole significative? Certo che sì. Basta spulciare tra le emissioni più datate per trovarne ancora qualcuno. E’ il caso del BTp 1 novembre 2026 con maxi-cedola del 7,25% (ISIN: IT0001086567). Il bond venne emesso dal Tesoro nel lontano autunno del 1996 e, pertanto, ebbe una durata iniziale di 30 anni. Oggi, invece, presenta una durata residua di 2 anni e un mese e mezzo circa. Verrebbe da chiedersi perché nessuno lo proponga come investimento ai risparmiatori a caccia di asset fruttiferi.
Rendimento e cedola del bond
Facciamo un’analisi del titolo. Il BTp novembre 2026 si acquista al momento a una quotazione di mercato di circa 110. Questo significa che l’investitore deve pagare un sovrapprezzo del 10% rispetto al valore nominale del capitale. Ad esempio, per inserire in portafoglio un lotto minimo di 1.000 euro, dovrà versare quasi 1.100 euro. Chiaramente, questo sovrapprezzo andrà a deprimere il rendimento alla scadenza. E ciò vale particolarmente per un bond ormai prossimo alla data di rimborso.
Malgrado l’alta cedola, il BTp novembre 2026 offre così un rendimento lordo relativamente basso e di poco superiore al 2,50%. Al netto dell’imposta del 12,50%, scendiamo in area 1,65%. Questo vi fa capire perché non lo troviate tra le proposte allettanti per investire sul tratto breve della curva dei tassi. Ciò non significa che in passato non sia stato un affare. Chi lo acquistò all’epoca dell’emissione, lo pagò anche meno della pari, cioè a 99,45 centesimi. Pertanto, da allora ha incassato finora cedole lorde per oltre il 210% dell’investimento effettivo. Sempre sottraendovi l’imposizione fiscale, otteniamo un incasso netto del 184%.
Cedole nette reali estremamente positive
Certo, va detto che l’inflazione italiana nel frattempo si è mangiata parte del capitale, riducendone il potere di acquisto. In questi 28 anni è stata complessivamente del 69%. A dirlo è l’Istat. Ne consegue che il valore netto reale delle cedole è stato ad oggi del 115% rispetto all’investimento, corrispondente a un tasso del 4% all’anno.
Considerate che cinque anni fa, il titolo trattava sul mercato secondario a quasi 147. Un guadagno netto di oltre il 40% rispetto alla data di emissione. E se acquistassimo il BTp novembre 2026 soltanto oggi? La cedola netta effettiva, data dal rapporto tra cedola netta e quotazione di mercato, è del 6,60%. Il punto è che per maturarla, dovremmo tenere il bond nel cassetto per un anno. Ma tra 12 mesi quante sarebbero le probabilità che la quotazione rimanga almeno pari a quella attuale? Dal nostro calcolo emerge che, a quotazione invariata, tra un anno il rendimento del bond crollerebbe al -1,30%. E neppure nella fase più ardita dei tassi negativi l’Italia ebbe rendimenti così glaciali sul tratto breve della curva.
BTp novembre 2026 investimento non speculativo
Questo significa che, molto verosimilmente, la quotazione del BTp novembre 2026 proseguirà la discesa nei prossimi mesi. Del resto essa deve tendere alla pari alla scadenza. Dunque, il titolo sarebbe un investimento pessimo sul piano speculativo. Nulla lascia pensare che il rendimento crolli al punto da rallentare fortemente o arrestare la discesa dei prezzi.