Domani la Banca Centrale Europea (BCE) quasi certamente taglierà i tassi di interesse per la seconda volta e per un altro 0,25%. Il costo del denaro scenderà così al 4%. Era al 4,50% fino ai primi di giugno. Nel frattempo, il popolo dei risparmiatori cerca di capire se il calo accusato dai rendimenti sovrani da mesi sia in linea con quello dell’inflazione italiana. E qui ci può venire in soccorso il BTp Italia giugno 2030 (ISIN: IT0005497000), bond del Tesoro agganciato proprio all’indice dei prezzi al consumo (Foi) e che presenta attualmente una durata residua medio-lunga.
Inflazione italiana crollata
L’inflazione italiana ad agosto è scesa all’1,1% per il calcolo preliminare dell’Istat. Il dato più alto dall’ottobre dello scorso anno è stato quello tendenziale di luglio all’1,3%. Poca roba rispetto ai valori registrati nel corso del biennio passato. E risulta essere tornata ormai costantemente ben sotto i valori dell’Eurozona, che sempre ad agosto segnavano una media del 2,2%.
Buone notizie per risparmiatori
Il BTp Italia 2030 può essere sfruttato come uno strumento per carpire le aspettative d’inflazione nel medio-lungo termine. Ieri, ad una quotazione in area 97,60 centesimi offriva un rendimento reale alla scadenza del 2,07%. Nello stesso tempo, il BTp 2030 con cedola fissa offriva lo 0,90% in più. Questo sarebbe il tasso d’inflazione mediamente atteso da qui ai prossimi sei anni scarsi dal mercato. Ed è un dato assai confortante. Implica che la perdita del potere di acquisto tornerà ad essere molto contenuta. Buon segnale per i titolari di redditi fissi, ma anche per gli obbligazionisti.
In questa fase, pur in calo dai massimi, i rendimenti obbligazionari restano relativamente elevati. Il BTp a 5 anni offre quasi il 3% e al netto dell’imposta più del 2,50%. Anche scontando l’inflazione attesa, il rendimento netto reale si aggirerebbe sopra l’1,60%. Risulterebbe di gran lunga positivo. Sempre che il BTp Italia 2030 stia lanciando segnali corretti.
BTp Italia 2030 segnale controverso
C’è un altro rischio che emerge dal raffronto tra il BTp Italia 2030 e i titoli di stato di pari durata con cedola fissa. Se davvero l’inflazione italiana sarà così bassa, nell’Eurozona è stimata intorno al target del 2% per il medio-lungo periodo. Ciò significa che la BCE terrebbe i tassi più alti di quanto non sarebbe opportuno per la nostra economia. In sostanza, pagheremmo indirettamente la maggiore crescita dei prezzi nel Nord Europa. E sarebbe un limite per le opportunità di ripresa dei bond nostrani dopo il tonfo degli ultimi anni.