E’ tornata l’inflazione, seppure in Italia ancora su livelli abbastanza contenuti. A maggio, nell’intera Eurozona è salita al 2% contro l’1,3% nel nostro Paese. E inevitabilmente il pensiero degli obbligazionisti corre ai bond indicizzati. Uno di questi è il BTp Italia 2026 (ISIN: IT0005332835). La scadenza a 5 anni è ottimale per cercare di proteggere il capitale contro l’inflazione.
Nell’ultimo anno, il titolo si è apprezzato del 9,2%, salendo a una quotazione di 105,31. E così, offre un rendimento annuo lordo del -0,49%, che si confronta con lo 0,17% del BTp a 5 anni con cedola fissa.
A priori, quindi, non possiamo affermare che il BTp Italia 2026 stia scontando un’inflazione italiana erroneamente troppo bassa. Certo, se il mercato la stesse sottostimando, il rendimento effettivo percepito dall’obbligazionista risulterebbe superiore. Si ritroverebbe con una rivalutazione di cedole e capitale superiore a quella insita nei prezzi all’atto dell’investimento.
Che vi sia stata una corsa ai bond indicizzati lo s’intuisce anche dal +3,8% messo a segno nell’ultimo anno dal BTp con cedola fissa, meno della metà del BTp Italia 2026. Molto bene ha fatto, invece, anche il BTp€i 2026, la cui quotazione è salita dell’8,4% per offrire un rendimento del -0,99%. In questo caso, l’aggancio è all’inflazione dell’Eurozona. E sarebbe stata così stimata a una media dell’1,16% per il prossimo quinquennio. Si tratta di mezzo punto percentuale in più all’anno rispetto all’inflazione attesa in Italia.
In un certo senso, la previsione appare coerente.