A pochi giorni dal debutto del primo BTp green con scadenza 30 aprile 2045 e cedola 1,5% (ISIN: IT0005438004) sul Mercato obbligazionario Telematico (MoT) di Borsa Italiana, il bilancio appare abbastanza positivo. Nelle prime quattro sedute, il titolo ha segnato un rialzo complessivo del 3,85%, sfiorando la quotazione di 103. Era stato collocato tra gli investitori istituzionali tramite le banche a 99,168 centesimi, cioè poco sotto la parità.
Il balzo sul mercato secondario ha per converso ridotto il rendimento alla scadenza. Al termine della seduta di giovedì, quando il BTp green aveva toccato il suo massimo, ad esempio, il bond offriva l’1,336%, 21 centesimi in meno rispetto all’esito del collocamento sindacato.
BTp green, accoglienza positiva tra i piccoli investitori
Lunghe scadenze appetibili in Italia
Sempre nelle prime quattro giornate di scambi, è passato di mano l’1,7% del capitale nominale, cioè 145 milioni di euro, pari alla media quotidiana di 36,25 milioni. Dunque, parliamo di trading abbastanza limitato (3.566 i contratti conclusi), sebbene ciò non abbia ad oggi creato problemi in termini di spread denaro/lettera. Ieri, esso si attestava allo 0,08%.
Il canale retail era rimasto escluso dall’acquisto in fase di collocamento. Evidentemente, ha una certa voglia di acquistare BTp green, magari allettato dalla scadenza lunga e a metà strada tra la durata ventennale e trentennale, ideale per investire con orizzonte temporale longevo, ma senza strafare. Il rendimento iniziale è parso anch’esso allettante, superiore a quello esitato dai BTp ordinari di simile durata residua. La discesa di questi giorni, contestuale al boom dei prezzi, ha ridotto la remuneratività. Per non parlare del fatto che l’1,34% offerto giovedì (ieri, il rendimento è un po’ risalito) non coprirebbe il tasso d’inflazione, nel caso in cui si portasse mediamente intorno al target della BCE “vicino, ma di poco inferiore al 2%”.
Per contro, bisogna ammettere che le scadenze lunghe italiane restino relativamente generose, se si pensa che il Bund a 25 anni ancora offre lo 0,10%, pur balzando dal -0,35% a cui era sceso a dicembre. Probabile che questo elevato spread induca i capitali a defluire verso l’Italia, specie nel caso di reflazione tedesca superiore a quella nostrana e man mano che le tensioni finanziarie legate al Covid scemeranno con la graduale ripresa dell’economia globale.