Era le fine di febbraio, quando il Tesoro annunciava l’imminente emissione del suo primo BTp green (ISIN: IT0005438004). Rivolto agli investitori istituzionali in fase di collocamento sindacato, il bond raccoglieva 8,5 miliardi di euro di capitali a un rendimento lordo annuo di poco superiore all’1,50%. Dall’8 marzo scorso, il titolo risulta negoziabile sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana. Vediamo com’è andata.
Per prima cosa, ribadiamo in sintesi cos’è il BTp green. Si tratta di un titolo del tutto equivalente a un bond ordinario, dal quale si distingue esclusivamente per le finalità della raccolta.
Il BTp green è stato emesso con scadenza 30 aprile 2045, per cui ha debuttato sul mercato italiano con durata residua di oltre 24 anni. Peraltro, il 2045 non è un’annata in cui risultavano altre emissioni di titoli di stato prima di questa. Ebbene, dobbiamo ammettere che l’accoglienza degli investitori, individuali inclusi, non sia stata delle migliori. Per qualche giorno, la quotazione si è impennata fino a un massimo di 103. Considerate che il prezzo di emissione era stato di 99,168 centesimi, cioè sotto la pari. Tuttavia, oggi è sceso a 99,29.
BTp green, trend negativo non specifico
In pratica, il primo BTp green d’Italia ha perso ben il 6,5% rispetto ai massimi dell’11 marzo scorso. Per contro, il rendimento è salito. Ai prezzi attuali, esso equivale all’1,72% alla scadenza. Una ventina di punti base in più rispetto a quello di emissione. Al netto dell’imposta, il rendimento scende all’1,50%, pur ancora quasi doppiando il tasso d’inflazione italiano a marzo.
Il trend negativo non è legato alla specificità di questo bond. E’ l’insieme dei titoli di stato che va giù da mesi. Anzi, il problema riguarda un po’ tutti i bond sovrani e corporate sui mercati avanzati.