Il responsabile del Tesoro per la gestione del debito pubblico italiano, Davide Iacovoni, ha annunciato ieri l’emissione a breve del primo BTp verde o green. Ha chiarito che il comitato interministeriale ha definito le spese finanziabili e le ha quantificate in 35 miliardi di euro. Il manager ha rimarcato, però, che questo importo non vale quale alcun riferimento massimo per l’emissione, la cui entità verrà fissata sulla base della domanda riscontrata tra gli investitori istituzionali, a cui è riservata. Semmai, esso va inteso come plafond generico di spese rendicontabili.
Dicevamo, l’emissione non sarà per tutti, ma rivolta ai soli istituzionali. Tuttavia, il retail potrà acquistare BTp green sul mercato secondario. Essa dovrebbe avvenire entro il primo trimestre, forse già tra qualche settimana. Sono state fissate sei obiettivi principali da perseguire con l’uso dei fondi raccolti, in linea con gli EU Green Bond Standards:
- Mitigazione dei cambiamenti climatici
- Adattamento ai cambiamenti climatici
- Uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e dell’ambiente marino
- Transizione verso un’economia circolare
- Prevenzione e controllo dell’inquinamento
- Protezione, miglioramento e ripristino della biodiversità, degli ecosistemi e dei servizi ambientali
BTp green, come saranno i titoli verdi del Tesoro e i dubbi circa la loro natura reale
Non c’è il Superbonus 110 tra le voci finanziate
Come sappiamo, i green bond sono titoli del debito, emessi da aziende, banche o governi, i cui proventi sono legati al raggiungimento di una o più finalità ambientali. Dunque, vi è un vincolo di destinazione, per quanto non obbligatorio, ma chiaramente il mercato tende a sanzionare chi non rispetta gli impegni assunti. Non mancano le difficoltà nel misurare con esattezza i risultati raggiunti.
In Europa, noi italiani arriviamo con un certo ritardo rispetto a diversi altri paesi come Polonia, Olanda, Francia, Irlanda e da ultima la Germania. Berlino è entrata su questo mercato solamente nel settembre scorso con Bund verdi “gemellati” con quelli ordinari, nel senso che recano stesse scadenza e cedola dei titoli ordinari, distinguendosi all’atto del collocamento solamente per le finalità.
Il lavoro di questi mesi del comitato interministeriale è consistito nella ricerca di quelle voci di spesa finanziabili dal Tesoro tramite emissioni verdi. I 35 miliardi di cui ha parlato Iacovoni vanno intesi certamente come una somma minima già certificabile dal governo. Va detto che voci come il Superbonus 110% non saranno finanziate con il BTp green per espressa ammissione del Tesoro, in quanto rientra tra le misure che verranno sostenute attraverso il Recovery Fund. Proprio quest’ultimo contribuisce al boom del mercato green, se è vero che la Commissione europea si è impegnata a finanziare il 30% dei 750 miliardi stanziati con emissioni verdi sovranazionali. Queste dovranno necessariamente corrispondere ad altrettanti fondi nazionali destinati all’ambiente, pur nell’accezione ampia che ciascun governo deciderà di assegnargli.
Mercato dei green bond verso i 500 miliardi di emissioni quest’anno, la UE sarà prima al mondo