Era il mese di settembre quando il governo italiano emetteva il secondo BTp green, stavolta con scadenza di 10 anni più corta rispetto al primo del 2021: 30 aprile 2035 e cedola 4% (ISIN: IT0005508590). La seconda tranche è arrivata nel mese di settembre per altri 2 miliardi di euro. E così in circolazione vi sono titoli per 8 miliardi complessivi. Sin dal suo debutto, la cedola è parsa molto interessante per una scadenza di circa 12 anni e mezzo. C’è da dire che nelle settimane successive il Tesoro emetteva il nuovo BTp a 10 anni con cedola 4,40%.
Rimbalzo del titolo a novembre
In effetti, il BTp green 2035 scendeva a ottobre a una quotazione inferiore a 93 centesimi. Ieri, però, risentendo del ritorno agli acquisti dei bond nelle ultime settimane, essa saliva nettamente sopra la pari a quasi 102. In un solo mese, il titolo si è così apprezzato di oltre il 5%. E considerato il rateo attivo della cedola, il rendimento sarebbe stato di circa il 5,4% lordo, pari al 4,75% al netto della tassazione.
Tanta roba per un investimento di appena trenta giorni. Colpi di fortuna, se vogliamo. Non è detto che si ripetano da qui in avanti, almeno non subito e con la stessa celerità. C’è da dire, però, che indipendentemente dal prosieguo del rally il BTp green 2035 offre ancora una cedola netta effettiva di tutto riguardo. Ieri, era del 3,43%. Si arriva a tale calcolo rapportando il tasso d’interesse annuale alla quotazione del titolo, detraendo l’imposta del 12,50%.
Da BCE sostegno ai BTp green?
Una cedola di questo tenore sarebbe teoricamente capace di proteggere il potere di acquisto del capitale investito nel medio-lungo termine. E a fronte di una minusvalenza dell’1,90% alla scadenza, cioè tra oltre dodici anni. Questa sarebbe provocata dal rimborso del BTp green alla pari, cioè un po’ sotto il prezzo di acquisto.
La BCE dovrebbe cessare i riacquisti dei bond in portafoglio nel corso del 2023 (“quantitative tightening“). L’annuncio formale avverrà al board del 15 dicembre prossimo. In teoria, la pressione sui bond italiani salirà per effetto della minore domanda. C’è da dire nel caso specifico, però, che l’istituto potrebbe optare ufficialmente o meno per mantenere in portafoglio green bond corporate e sovrani in proporzione maggiore al resto delle obbligazioni. Un modo per segnalare al mercato la volontà di sostenere la difesa dell’ambiente attraverso il sostegno indiretto alle emissioni “verdi”. Sarebbe una buona notizia per i BTp green.