Eravamo agli inizi di luglio, la Francia aveva appena votato al primo turno delle elezioni legislative e la vittoria della destra lepenista metteva in allarme i mercati finanziari. Lo spread in Italia s’impennava fino a quasi 160 punti base, mentre il rendimento decennale toccava il 4,10%. Oggi, si aggira intorno al 3,60%. E il BTp a 30 anni, che era salito a un rendimento del 4,65%, adesso offre meno del 4,25%. In termini di quotazione, il bond del Tesoro con scadenza 1 ottobre 2053 e cedola 4,50% (ISIN: IT0005534141) è passato da circa 98,60 centesimi a più di 105.

L’apprezzamento in poco più di un mese e mezzo è stato, dunque, del 6,60% lordo.

Investimento con appeal speculativo

Il BTp a 30 anni può risultare una scadenza troppo lontana per una famiglia ordinaria che cerca semplicemente di impiegare la liquidità per sottrarla all’erosione dell’inflazione. In effetti, i cosiddetti BTp “lunghi” si caratterizzano per finalità d’investimento perlopiù speculative e, pertanto, sono oggetto di acquisto particolarmente tra gli investitori istituzionali. Ciò non toglie che molti piccoli investitori domestici lo abbiano in portafoglio, vuoi come rendita a lungo termine, vuoi proprio nell’attesa che la quotazione salga.

Rischio sovrano più alto per scadenze lunghe

In questo momento, il Bund a 30 anni offre un rendimento in area 2,45%. Questo significa che il BTp a 30 anni rende a premio di quasi 180 punti base o 1,80%. Considerate che lo spread a 10 anni viaggia in questa fase a meno di 140 punti base o 1,40%. E’ naturale che le lunghe scadenze esitino spread più alti. I mercati scontano un rischio sovrano crescente con l’allungarsi dell’orizzonte temporale. Prendete il BTp a 2 anni: rendimento del 2,88% contro il 2,43% della Germania mentre scriviamo. Il differenziale è di appena 45 punti o 0,45%. In pratica, il rischio di credito percepito nel medio-breve termine è quasi nullo.

Per dirla con parole semplici, l’Italia avrà anche un debito pubblico altissimo, ma da qui ai prossimi anni, salvo cataclismi imprevisti, nessuno prevede criticità nel ripagarlo.

Da qui ai prossimi 10, 20 o 30 anni la musica potrebbe cambiare. In media lo spread tra BTp e Bund a 30 anni nell’ultimo decennio ha sfiorato i 200 punti o 2%. Questo significa che, allo stato attuale, assistiamo a una differenza inferiore alla media storica. E lo spread a 10 anni? Sempre nell’ultimo decennio è stato di circa 175 punti o 1,75%. Anche in questo caso ci troviamo sotto la media storica.

Spread più basso per BTp 30 anni?

Da questi dati emerge quanto segue: nell’ultimo decennio il BTp a 30 anni ha offerto un premio rispetto all’omologo Bund dello 0,25% più alto rispetto a quello esistente per la scadenza decennale. In questa fase, tale premio si è ampliato allo 0,40%. Cosa significa? Il nostro trentennale è diventato relativamente più generoso del decennale, tenuto conto dei rendimenti tedeschi lungo la curva. Tra le due l’una: o ci sono margini per un restringimento dello spread a 30 anni o lo spread a 10 anni potrebbe risalire nei prossimi mesi. Dal punto di vista del contribuente, preferiremmo che si avverasse la prima ipotesi. L’investitore sarebbe più allettato dalla seconda.

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